Investimenti

L’austerity diventa complice dei paradisi fiscali

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ROMA (WSI) – “Dia retta, se lascia qui i suoi depositi -proprio perché è Lei- le diamo un ulteriore 1% di rendimento sul conto” una frase che molti correntisti si sono sentiti dire, e che oggi quelli tra loro che erano correntisti a Cipro, ricordano ponendosi domande…

Paradisi fiscali sempre più alla ribalta con le recenti rivelazioni dell’International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ) che ha pubblicato una lista -non ufficiale- di detentori di conti in paradisi fiscali di vario genere. Ogni anno i Paesi dell’Unione Europea perdono circa 1000 mld€ (diconsi mille miliardi di euro) a causa dell’evasione e dell’elusione fiscale. Con atteggiamenti di austerity sempre più severi i capitali sono spinti ancor più alla ricerca di ambienti “grigi”, costringendo i Governi a recuperare il gettito laddove riescono a riscuotere con successo (cioè su chi le tasse già le paga).

I problemi che hanno travolto le banche cipriote sono essenzialmente stati generati dai loro investimenti in titoli greci. In due documenti che vi allego, viene dettagliato (in inglese) che cosa abbia portato le banche Cipriote a saltare e chiedere un aiuto di Stato.

Il primo documento parla dell’acquisto di titoli di Stato greci da parte di Bank of Cyprus mettendo in luce l’incompetenza dei vertici della banca, i conflitti di interesse fra strategia esecutiva e risk management, miopia di gestione (ottica di breve) e mancata assegnazione di responsabilità. I titoli greci venivano comprati per il loro rendimento, trascurando l’ipotesi del default. Alle richieste della banca centrale locale di ridurre le esposizioni sui titoli greci non venne data risposta, e la banca centrale di Cipro si lasciò ignorare.

Il secondo, invece, parla della fusione fra Laiki Bank e la greca Marfin Egnatia Bank.

Una piccola economia che deve amministrare finanze enormemente superiori alle sue dimensioni. E’ questa la sintesi del problema; finché le cose vanno bene, tutto ok, ma al primo inciampo si scatena un effetto valanga: quando gli enormi investimenti si ritrovano svalutati succede che la piccola economia non può far fronte ad un buco che è più grande del suo stesso PIL. Per questa ragione si teme che altre realtà, simili a Cipro, possano incorrere in problemi simili. D’altra parte non si può mica sperare che non sbaglino mai investimento….
Come la banca investe i suoi soldi è una questione che riguarda anche i correntisti, ai quali non tocca solo contattare tassi adeguati, ma domandarsi come la controparte glieli possa garantire e se non stia conducendo una strategia pericolosa pur di offrire tassi elevati.

Ma c’è la sacra soglia dei 100mila€, quella è tutelata…
Certo, lo è: ma da chi?

Iniziamo ricordandoci che oggi BCE e UE si fregiano del fatto che loro avevano ribadito la sacralità della soglia dei 100mila€ e come fosse Cipro a voler colpire anche i depositi piccoli per non lasciare il carico quasi interamente sui gentili depositanti russi. E’ una verità solo parziale: nelle prime 24ore dalla deflagrazione della situazione cipriota la richiesta di UE e BCE comprendeva anche i piccoli depositi, con un prelievo forzoso del 6,75%. Soltanto dopo un giorno di sopracciglia inarcate in tutta Europa sul senso di creare un simile precedente vi fu una virata.
I depositi sotto i 100mila€, in ogni caso, sono tutelati da un fondo di garanzia interbancario garantito dallo Stato: in italiano vuol dire che c’è un fondo nel quale le banche versano un contributo proporzionale ai loro attivi, che serve a coprire le insolvenze verso i piccoli correntisti di un eventuale Istituto bancario in stato di insolvenza. Capite bene che in caso di isolata difficoltà di una singola banca questa tutela esista, mentre in caso di difficoltà conclamate in molteplici istituti, diciamo di crisi sistemica, il fondo sarebbe sovvenzionato da soggetti insolventi -le banche- pertanto dovrebbe subentrare l’intervento statale, verosimilmente impossibile nella pratica perché siccome nel caso in esame stiamo vagliando l’ipotesi di crisi sistemica bancaria, lo Stato sarebbe in difficoltà a causa dell’incestuoso rapporto Stato-banche mai abbastanza deprecato.

E’ per questo che si fa un gran parlare di tutela dei depositi su base europea: al momento la struttura di tutela su base nazionale potrebbe stimolare l’accentramento dei capitali -che sono liberi di circolare- verso le banche di Paesi più lontani dall’essere in Crisi ampliando, anziché ridurre, le distorsioni in corso che rendono così instabile la zona €.

Quando si presta soldi a qualcuno, sarete d’accordo, è sempre bene avere presente lo stato di salute del soggetto a cui li si presta. Dico così perché quando vi viene “accreditata” una cifra sul conto il termine non è scelto casualmente: siete in credito, ed il debitore è la banca. Anche quando accreditate un versamento: ne cedete la proprietà in cambio di un credito. Quindi la domanda giusta non è “quanti soldi ho sul conto?”, ma “quanto è il mio credito esigibile verso la banca?”.

Leggere il Codice Civile per conferma.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Bimbo Alieno – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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