ROMA (WSI) – Un nuovo vento freddo fatto di odio e discriminazione scuote l’Europa. Non è l’aria di tempesta causata dalla crisi del debito, ma semplicemente il razzismo nudo e crudo. Gli insulti dell’europarlamentare leghista, Mario Borghezio, alla nomina di Cécile Kyenge Kashetu medico oculista italiano, nato nella Repubblica democratica del Congo, a ministro per l’Integrazione nel governo Letta sono solo l’ultimo atto di un corso emerso nel Vecchio Continente.
Focolai di razzismo stanno venendo alla luce in modo sempre più lampante in tutta Europa. Qualche settimana fa il primo ministro Viktor Orban, aprendo i lavori del Congresso ebraico mondiale, a Budapest ha ammesso davanti a una platea di 600 delegati che l’anti-semitismo sta crescendo in Ungheria e in tutta Europa, a suo avviso anche a causa della crisi economica. Ma poi ha aggiunto, “è inaccettabile e non può essere tollerato”.
Nonostante gran parte dei presenti abbiano applaudito alcuni passaggi del discorso del premier, il Congresso ha anche espresso dispiacere per il fatto che Orban non abbia parlato in modo specifico del partito estremista Jobbik, più volte protagonista con i suoi parlamentari di insulti ed episodi anti-semiti.
Se in Francia ad essere presa di mira è stato recentemente il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, che difende il diritto dei matrimoni gay, ad Atene la situazione rischia di diventare incandescente.
Nel Paese Chrysi Avgi, ossia Alba Dorata, il partito filo-nazista greco in base ai sondaggi mantiene saldamente il terzo posto nelle preferenze dei greci. Il movimento di ispirazione nazista alle ultime elezioni è balzato al 7%, aggiudicandosi 21 seggi in parlamento con lo slogan: “Così possiamo liberare questa terra di sudiciume”.
“La democrazia in Grecia è seriamente minacciata dalla recrudescenza del razzismo”, ha denunciato Nils Muiznieks, Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani. “La Grecia resta però un caso particolare”, segnala Ioannis Dimitrakopoulos dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, che rifiuta l’idea di un aumento generalizzato del razzismo in Europa conseguente alla crisi economica. “Fear of a Black Europe: Racism Rises on the Old Continent”, ovvero “La paura di un’Europa nera: il razzismo cresce nel Vecchio Continente”.
“La crisi ha portato a diverse reazioni e il razzismo è solo una di queste, ma è molto localizzata e dipende dalle condizioni locali specifiche”, ha proseguito Dimitrakopoulos dal quartier generale dell’agenzia a Vienna. “I dati che abbiamo non indicano un movimento generale in tutta Europa.”
Se nuove ondate di razzismo vengono avvertite in Spagna o in Portogallo, dove come in Grecia la crisi economica ha assunto una dimensione pesante nel nord Europa, spiega ancora Dimitrakopoulos, i partiti anti-immigrazione non hanno fatto presa sull’elettorato, anzi hanno subito perdite nelle recenti elezioni olandesi e danesi.
Eppure i dati pubblicati lo scorso anno dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali hanno messo in evidenza che le minoranze etniche devono affrontare un elevato livello di odio in tutta Europa. Questo succede anche in Paesi dove la natalità è bassa e il numero dei pensionati crescente. Quindi avere a disposizione nuova forza di lavoro sarebbe un fatto positivo, non negativo.
Un esempio? Senza nuovi immigrati, la forza lavoro si sarebbe contratta tra il 2000 e il 2010 in Gran Bretagna, Lussemburgo e Italia, segnala un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. E ancora gli immigranti in Francia garantiscono un contributo netto di 15 miliardi dollari alle entrate fiscali dello Stato ogni anno; la comunità turca residente in Germania addirittura 49 miliardi dollari.