PARIGI (WSI) – L’euro ha per corollario l’austerità, questo è dimostrato. La crisi ha avuto come conseguenza diretta il rigore di bilancio e la moneta unica ha giocato un ruolo cruciale nelle svalutazioni interne non coordinate e dosate male.
I criteri di stabilità, con l’obiettivo imperativo del 3%, certo, ma sopratutto l’imperativo di rientrare a lngo termine su un target del -0,5%-1% di deficit strutturale hanno amplificato gli aggiustamenti di bilancio e hanno lasciato la loro impronta indelebile sulle politiche pubbliche.
Ma l’ex economista dell’Osservatorio francese delle congiunture economiche (OFCE), Olivier Passet, si spinge oltre, denunciando il fatto che l’euro genera una sorta di austerity permanente persino in regime normale.
Senza un potere economico anche una volta che la fase di rientro del bilancio – che prevede un -0,5% ogni anno – sarà conclusa tra quattro o anni cinque, l’euro porterà nuovo rigore. La ragione è che “il blocco della moneta unica è una zona di divergenze”.
Mentre l’area core beneficia degli effetti di agglomerazione e di un aumento della produttività, la parte della periferia non può che raggiungere un incremento della competitività attraverso una riduzione dei salari e dei costi.
È un’Europa a due velocità. I guadagni di competitività globale delle parti centrali virtuose condanna ai salari bassi delle economie della cosiddetta periferia, le cui economie si specializzano sulle gamme basse o medie, devono fare i conti con un deficit di investimenti, collettivi di infrastrutture, di istruzione e sociali.
Si tratta, insomma di divergenze economiche pericolose che rischiano di far sorgere nuove crisi.
L’equazione del budget è più pericolosa per il Sud d’Europa. L’austerità non è un periodo di transizione che passerà: era “già scritta nei geni dell’Europa”. Era al centro del progetto dell’euro fin dai suoi arbori.
Fonte: Xerfi
(DaC)