New York – Per risolvere i malanni e le cattive abitudini del sistema finanziario andrebbero ridotte le dimensioni delle grandi banche, mentre per rilanciare la crescita in Europa c’e’ il bisogno e il coraggio di apportare tagli e non aumentare le spese pubbliche. Cosi’ com’e’, fiscalmente il sistema del welfare soffoca la crescita.
“Affrontare una crisi di debito spendendo altro debito e’ insensato”, ha dichiarato a Wall Street Italia il professore della New York University, Alberto Bisin.
L’autore del popolare blog noiseFromAmerika, ritiene che un’uscita della Germania dall’area euro non farebbe che giocare a favore di Angela Merkel e connazionali, non certo dell’area periferica, che svaluterebbe la moneta, respirando per uno o due anni, ma senza poi attuare le riforme necessarie. Ritrovandosi punto e a capo, come ai tempi pre-euro.
L’economista e’ convinto che un euro debole non e’ certo una sciagura per Usa ed Europa, e che la crisi non e’ tanto un problema di sovranita’ e di moneta unica, quanto di finanze pubbliche.
“L’euro è erroneamente visto come la causa della crisi mediterranea” si legge in un suo post recente, “e la politica monetaria estrema di uscire dall’euro è vista come la soluzione”. Gli attuali problemi sono, invece, interamente dovuti a politiche fiscali sbagliate sia nel passato che nel presente.
“La soluzione sta in riforme di natura fiscale, anche se estreme”. Quanto alle poltiche di intervento della Bce, Draghi potrebbe abbassare ancora i tassi: riducendo la solidita’ della moneta unica darebbe una grossa mano alle imprese e i paesi esportatori.
“Una svalutazione dell’euro avvantaggerebbe le imprese che esportano, di qualunque paese, ed e’ invece un costo per ogni consumatore il cui paniere contiene beni importati o beni prodotti utilizzando beni importati (si pensi al petrolio)”.
Anche se il debito pubblico dell’Italia e’ il secondo piu’ alto d’Europa, Roma sara’ in grado di ridurlo e rifinanziarsi sul mercato primario. Anche se non si puo’ sapere a quale costo, altri paesi del Sud d’Europa non possono dire lo stesso. Il deficit italiano e’ relativamente basso: l’1,7% del Pil. La Spagna, per fare un confronto, ha chiuso il 2011 con un gap fiscale pari all’8,9% del Pil.
Il testo integrale dell’intervista:
Non si parla piu’ di debito pubblico. A questi tassi con i titoli di stato per miliardi di euro che deve ancora emettere, l’Italia riuscira’ a rifinanziarsi sui mercati?
Oh, per rifinanziarsi si rifinanzia, a meno di un collasso generale in Europe. Vedremo a quali tassi.
La crisi in Europa e’ una crisi di sovranita’ monetaria: il potere e’ nelle mani della Bce e non dei paesi. Draghi dovrebbe svalutare l’euro, se si di quanto e a chi gioverebbe esattamente?
No, la crisi in Europa e’, per la maggior parte una crisi di finanza pubblica, almeno all’origine ed escludendo Spagna e Irlanda. Una svalutazione avvantaggia le imprese che esportano, di qualunque paese, ed e’ invece un costo per ogni consumatore il cui paniere contiene beni importati o beni prodotti utilizzando beni importati (si pensi al petrolio).
Ripone fiducia nelle promesse di Hollande per imporre politiche che mettano in primo piano le spese pubbliche e la crescita? Come si evolvera’ il rapporto tra le due potenze Francia e Germania, si va verso la rottura dell’asse franco-tedesco?
L’idea di affrontare una crisi di debito spendendo altro debito e’ insensata. Spero Hollande si ravvenga al piu’ presto.
Per risolvere una volta per tutte i problemi del settore finanziario e le sue ‘cattive abitudini’, il professor Robert Reich e altri analisti sono schierati a favore della reintroduzione del Glass-Steagall act in Usa. Con un Congresso a maggioranza Repubblicana, e’ difficile che passi una sorta di Volcker rule. Cos’altro puo’ essere fatto?
Attaccare il potere di mercato delle grandi banche ed istituzioni finanziarie, riducendone le dimensioni. Ma non sara’ mai fatto.
Il ritorno della Germania al marco potrebbe essere la soluzione ai problemi dell’area euro?
Purtroppo potrebbe essere una soluzione per la Germania, certo non per il Sud Europa che svaluterebbe la moneta, respirerebbe per uno o due anni senza attuare le riforme e poi si troverebbe daccapo. Era esattamente la situazione pre-Euro d’altronde.