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L’Europa si prepara a un boom del gas di scisto

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ROMA (WSI) – I paesi dell’Est europeo sono presi d’assalto dalle macchine di trivellazione dei colossi energetici Chevron e Royal Dutch Shell. Gli Stati Uniti stanno lentamente diventando l’attore leader nel mercato del gas di scisto naturale e al contempo le economie europee non hanno intenzione di lasciarsi sfuggire l’occasione di aumentare la loro indipendenza energetica.

Shell, riporta Daniel Graeber su Oil Price, e’ pronta a spendere piu’ di 400 milioni di dollari nei progetti in Ucraina, mentre Chevron ha ambizioni di simile portata, ma in Romania. Anche se queste attivita’ non sono paragonabili a quelle in corso negli Stati Uniti, sicuramente sono in grado di indebolire l’ingombrante presenza russa nel settore energetico della regione, esercitata tramite le operazioni di Gazprom.

Il Dipartimento statunitense dell’Energia stima che, nel loro insieme Bulgaria, Ungheria e Romania possiedono molte migliaia di miliardi di metri cubi di gas di scisto. La cifra e’ stata sufficiente a convincere il gigante del settore Chevron ad avviare le attivita’ di esplorazione nell’Europa orientale.

La societa’ petrolifera ha iniziato a chiedere concessioni nel 2010 e da allora ha in mente progetti per operazioni di esplorazione del suolo. Le stime dell’EIA potrebbero anche sbagliarsi, ma dovrebbe comunque esserci abbastanza gas di scisto nella sola Romania per soddisfare i bisogni energetici del paese per i prossimi 40 anni. Per andare avanti nella campagna di esplorazione l’azienda deve pero’ prima ottenere i permessi ambientali del caso.

Da parte sua Royal Dutch Shell ha annunciato in gennaio che stava investendo 10 miliardi di dollari per tentare di sfruttare il potenziale delle risorse di gas di scisto presenti in Ucraina.

Ai margini del summit economico di Davos, in Svizzera, L’AD Peter Voser ha ribadito che il suo gruppo vede un enorme potenziale nell’ex paese del blocco sovietico, dove l’agenzia EIA stima che si trovino 42 mila miliardi di metri cubi di gas naturale di scisto. Che vale a dire il terzo maggiore giacimento nell’Est Europa.

Kiev sostiene che le produzione di gas naturale interna dovrebbe da sola essere sufficiente ad eliminare del tutto la necessita’ di importare.

Il titano russo Gazprom ha ribadito che in nessun modo l’Ucraina evitera’ di pagare i 7 miliardi di dollari che deve al gruppo per non il gas naturale rimasto inutilizzato l’anno scorso, nell’ambito di un’intesa “prendi o paga”.

Da almeno il 2006 entrambe le parti sono impegnate in un braccio di ferro sui contratti legati al gas e l’anno scorso la Commissione Ue ha avviato una causa anti trust contro le pratiche sospette del gigante russo nella regione.

La produzione di petrolio estratto dai giacimento di scisto potrebbe portare all’economia mondiale altri 2 mila e 700 miliardi l’anno entro il 2035. Le prospettive per il gas sono altrettanto promettenti.

In Usa, il Pil potrebbe ottenere risorse fresche per $118 miliardi entro il 2015. Secondo le previsioni, tale cifra e’ destinata a triplicare a quota 231 miliardi entro il 2035.

In alcune nazioni europee, tuttavia, circa il 70% del consumo di gas deriva dalle risorse importate, il 90% delle quali proveniene dalla Russia. Anche per questo motivo, l’obiettivo principale dei paesi dell’Est e’ quello di diminuire la loro dipendenza da Mosca. Ora, sebbene difficilmente potranno raggiungere il giro d’affari degli Usa, hanno i mezzi e le risorse per farlo.