ROMA (WSI) – La Dia di Reggio Calabria ha arrestato all’alba di oggi a Roma l’ex ministro Claudio Scajola. E’ accusato dalla Dia di Reggio Calabria di aver favorito la latitanza di Roberto Matacena, ex imprenditore e politico di Forza Italia attualmente ricercato che dovrebbe trovarsi a Dubai. Scajola è stato arrestato in un albergo a Roma. L’inchiesta che coinvolge l’ex ministro, denominata Breackfast coinvolge altri 11 indagati.
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La Dia di Reggio Calabria ha arrestato l’ex ministro Claudio Scajola. L’arresto è avvenuto in un noto albergo della capitale.
Otto i provvedimenti complessivamente eseguiti stamani. Tra gli arrestati, figurano persone ritenute legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Berlusconi, arresto Scajola? Sono addolorato – “Non so per quali motivi sia stato arrestato, me ne spiaccio e ne sono addolorato”. Lo afferma Silvio Berlusconi sull’arresto questa mattina dell’ex ministro Claudio Scajola. (ANSA)
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Non c’è pace per l’ex ministro coinvolto negli anni in più inchieste: Scajola fu arrestato nel 1983 quando era sindaco, accusato di concussione; si dimise ma poi venne prosciolto.
Lo scorso 27 gennaio 2014 Scajola era stato assolto al termine del processo che riguardava l’acquisto della casa vicino al Colosseo (210 metri quadrati a Roma, in via del Fagutale), nota per averla comprata «a sua insaputa», vicenda che nel 2010 portò alle sue dimissioni da ministro dello Sviluppo Economico: l’appartamento, secondo l’accusa era stato pagato in parte da un costruttore, Diego Anemone, mentre Scajola aveva versato una cifra molto inferiore al valore di mercato dell’immobile. I giudici gli hanno dato ragione.
Prima di dimettersi da ministro dello Sviluppo Economico nel 2010 si era già dovuto dimettere da ministro dell’Interno nel 2002, dopo la pubblicazione del contenuto di una sua chiacchierata con i giornalisti in cui dava del «rompicoglioni» al professore Marco Biagi, ucciso pochi mesi prima dalle Brigate Rosse.
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Claudio Scajola è stato travolto da una nuova bufera giudiziaria, forse la più grande perché su di lui pesa un’accusa grave: avrebbe aiutato nella latitanza il suo compagno di partito, Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. L’ultima grana con i giudici Scajola l’ha avuta a Roma, con la casa al Colosseo. Qui è stato assolto in primo grado.
Ma è solo l’ultima in ordine di tempo per l’uomo il cui nome è entrato alla cronaca nel ’96, quando entrò nella dirigenza di Forza Italia. Figlio del fondatore della Democrazia Cristiana a Imperia, e legatissimo a Paolo Emilio Taviani, che fu suo padrino di cresima, Scajola divenne sindaco della città a soli 34 anni, il più giovane d’Italia.
Sfiorato da Mani Pulite e arrestato nel 1983, ne uscì con un proscioglimento. Ministro dell’Interno nel 2001, l’anno del G8 di Genova, si trovò investito in pieno dalle polemiche sulla gestione dell’ordine pubblico. Ma non si dimise per questo: lasciò per una frase infelice su Marco Biagi (gli diede del ‘rompicoglioni’), il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse. Scajola rientra nel governo nel 2003 come ministro dell’Attuazione del programma, e poi nel 2005, alle Attività produttive.
Ma le dimissioni che destarono ancora più clamore furono quelle del 2010, dallo Sviluppo economico, per la vicenda della casa di via del Fagutale, che risultò essere stata comprata in parte dall’imprenditore Diego Anemone “a mia insaputa”. Pochi mesi fa, per quella inchiesta è arrivata l’assoluzione dai giudici romani in primo grado. Poi arriva l’inchiesta relativa al Porto di Imperia. Anche qui le accuse sono state archiviate. L’inchiesta parte nel settembre del 2010, l’ipotesi iniziale era di associazione per delinquere.
In corso c’è ancora quella relativa a Finmeccanica. I pm ipotizzano il reato di corruzione internazionale in riferimento a un presunto tentativo di mediazione nell’affare sulle forniture effettuate da Agusta Westland, Selex e Telespazio al governo di Panama nell’ambito di accordi stipulati con lo Stato italiano attraverso la società panamense Agafia. Stamattina Scajola, per la sua ultima battaglia giudiziaria, è stato preso in un albergo di Roma. Dopo la bufera, infatti, aveva lasciato la sua casa del Colosseo.