Società

L’ HIROSHIMA
DELLE TLC ITALIANE

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(WSI) – Ben diversamente più agevole di un eventuale ingresso in Telecom Italia, tanto per essere chiari. Ipotesi che avrebbe potuto costituire un optimum industriale negli anni, se solo sul gruppo di Silvio Berlusconi non si fosse accentrato il fuoco polemico di metà politica italiana, e se gli sviluppi di TI non fossero risultati tanto frenati dalle scelte di prezzo compiute nel 2001, allorché Pirelli sottoscrisse un valore che gli andamenti successivi di mercato hanno tramutato in un nodo scorsoio sempre più asfissiante.

L’Opa su Fastweb era nei fatti, dopo la decisione di Silvio Scaglia di diluirsi nel capitale della società che ha fondato insieme a Francesco Micheli. Grandi telcos come Vodafone hanno esaminato per mesi l’opportunità di lanciarsi sulla società italiana, prima di volgere su altri mercati continentali la propria attenzione prioritaria. Da questo punto di vista, è un pericolo scampato, sempre che sia scampato per davvero e le prossime settimane non lo facciano tornare d’attualità: perché difficilmente un colosso internazionale come Vodafone lascerebbe Fastweb fedele a come l’abbiamo conosciuta in questi anni.

Mentre è difficile escludere che i fondi di private equity non si lascino tentare, dopo l’offerta Swisscom, da una compagnia che a questi prezzi risulta ancora ben appetibile, visto che conta un bacino potenziale di 12 milioni di famiglie italiane. Se le banche italiane che si sono mosse nei mesi dietro il copione di unire Fastweb e Tiscali non hanno saputo e voluto affondare il colpo decisivo, non è detto poi che ne sia venuto un gran male.

Perché in prima fila tocca oggi ad altre banche, anche a Unicredit e Capitalia che, a differenza di Mediobanca e Generali, non sono sindacate a Pirelli insieme ai Benetton in Telecom Italia, il compito primario di pilotare il maggior gruppo italiano di tlc verso una solidità industriale, prima che finanziaria. È un processo assai delicato, vista l’importanza che Marco Tronchetti Provera ha nei delicati equilibri del capitalismo italiano, e la delicatezza del confronto in corso tra i vertici di Pirelli, e quelli di TI stretti intorno a Guido Rossi e al cda della società.

Ed è un compito tanto prioritario, che potrà esser svolto persino meglio quanto più i nuovi soci di controllo di Fastweb, oltre a premiare anche l’ultimo azionista di minoranza alla stessa stregua di quelli attuali di controllo, sapranno continuare a far svolgere a Fastweb quel ruolo di lepre da cui Telecom stessa, e milioni di italiani, hanno tutto da guadagnare. Sempre che la politica sappia stare al suo posto: il più possibile nell’angolo, confidando nell’unico ruolo che in questa vicenda devono avere i regolatori, la Consob e l’Agcom, non certo il governo e tanto meno il Parlamento.

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