Dopo l’annuncio che Juno Online Services (JWEB) avrebbe offerto accesso gratuito all’Internet, il titolo e’ schizzato lunedi’ scorso a 29 dollari, con un aumento del 77%. Martedi’, gli analisti hanno emesso un paio di commenti positivi e Juno e’ salita di un altro 130%, chiudendo a 66,75 dollari.
Il piglia-piglia era cosi’ frenetico, che gli investitori hanno iniziato ad acquistare anche le azioni Juno Lighting (JUNO) per scoprire, dopo averle fatte salire del 16,9%, che la societa’ non ha nulla a che vedere con l’Internet e con Juno Online Services (un caso di quasi omonimia, che dimostra a che livello e’ la mania).
La Juno che interessava, e’ una societa’ con 500 mila utenti a pagamento e 2,9 milioni di clienti che usano gratuitamente solo il servizio di posta elettronica. A questi ultimi Juno ha offerto ora la possibilita’ di utilizzare il pacchetto completo, sempre gratuitamente, a condizione che accettino di ricevere anche sullo schermo un flusso costante di pubblicita’.
La societa’ non e’ da sola ad offrire accesso gratuito. Tra le piu’ note c’e’ NetZero (NZRO) e la divisione di CMGI (CMGI), il motore di ricerca Altavista; Jupiter Communications, esperta in ricerche di mercato online, stima che entro la fine dell’anno ben 1,5 milioni di americani utilizzeranno ISP gratuiti; inoltre il numero e’ destinato a crescere a 3,1 milioni l’anno prossimo e a 8,8 milioni per la fine del 2003.
Una mossa di questo tipo assicura perdite nette notevoli in bilancio, ma due analisti di Wall Street sembrano entusiasti comunque. James Preissler di PaineWebber e Lanny Baker di Salomon Smith Barney hanno raddoppiato l’obiettivo di prezzo per Juno Online, rispettivamente da 60 a 120 dollari e da 40 a 80 dollari.
Preissler ha commentato che ”nel prossimo trimestre Juno potrebbe trasformare circa 1,3 milioni di utenti dell’ e-mail gratuita in altrettanti utenti del servizio completo, diventando cosi’ il secondo piu’ importante provider di Internet e il piu’ grande per accesso gratuito”.
Baker, pur ammettendo che balzi in avanti in borsa come quelli registrati in questi giorni sono insoliti, ha invece giustificato l’aumento del suo target sottolineando che ”altri provider gratuiti (ISP) come NetZero (NZRO) e FreeServe (FREE) hanno ottenuto valutazioni 10-20 volte piu’ alte rispetto a Juno per utente”. Facciamo notare agli utenti di WSI, pero’, un particolare non secondario: sia PaineWebber che Salomon Smith Barney erano stati incaricati lo scorso maggio di portare Juno sul mercato, con un Ipo.
Naturalmente, anche Charles Ardai, presidente e amministratore delegato di Juno, e’ d’accordo e pensa che l’annuncio di rendere disponibile accesso completo agli utenti non paganti, ”potrebbe aver sbloccato una parte del valore del titolo che era finora rimasto latente”.
James Henry, analista di Bear Stearns (altra banca partecipante al collocamento di Juno) suggerisce alla societa’ la strategia di aumentare gli introiti pubblicitari e del commercio online dagli attuali 65 centesimi al mese per utente e-mail, a 3-5 dollari, ma ammette che si tratta di una pura scommessa e che ”mentre le stime degli introiti crescono, cosi’ pure si riducono gli utili (prima di tasse e interessi). Tutto sta, pero’, ad aggregare sufficienti utenti da generare abbastanza introiti”, spiega l’analista.
Quanti utenti sarebbero quindi necessari? America Online (AOL) ha riportato nell’ultimo trimestre ricavi mensili per pubblicita’ e commercio online di 5,6 dollari per abbonato, ma ha anche superato 20 milioni di utenti, con il 67,8% degli introiti derivati dagli abbonamenti e il 23,9% dalla pubblicita’ e dal commercio online. Senza le entrate degli abbonamenti, AOL avrebbe perso un sacco di soldi; ecco perche’ il titolo ha perso terreno la scorsa settimana quando circolava la voce di una possibile offerta gratuita del servizio (verificare situazione attuale digitando (AOL) su QUOTAZIONI INTERATTIVE).
Juno ha in realta’ anche un altro problema. Dovrebbe acquistare accesso in rete da aziende quali Level 3 Communications (LVLT) e NaviNet (divisione di CMGI) e il prezzo piu’ basso all’ingrosso e’ ancora 5 dollari al mese per utente, anche se Ardai prevede la possibilita’ che questi costi diminuiscano l’anno prossimo a 2 dollari per abbonato.
”Certamente nessuna di queste ISP che si mantengono con la pubblicita’ dovrebbe chiudere in pareggio nei prossimi due o tre anni”, prevede Joe Laszlo di Jupiter Communications. ”Al momento non ci sono grandi possibilita’ di guadagno, ma il mercato e’ in fieri; dipendera’ dalle societa’ trovare il modello giusto che tenga soprattutto conto della privacy degli utenti”.