(9Colonne) – Roma, 14 mar – “Non si è mai capito perché la pubblica amministrazione e le aziende erogatrici di elettricità, gas, telefonia e acqua possano fissare interessi più alti di quelli legali in caso di pagamenti ritardati”. Il rilievo è dell’Unione Consumatori, la cui agenzia osserva: “L’interesse legale è del 2,5% (decreto ministeriale 1 dicembre 2003), ma il comma 165 dell’art. 1 della legge n. 296/2006 (finanziaria 2007) ha stabilito che i Comuni e gli altri enti locali possono applicare un tasso di interesse fino al 5,5%. In altre parole, una norma dello Stato viene disapplicata a favore dello stesso Stato. Per quanto riguarda le aziende erogatrici di servizi, è un ginepraio. Intanto molte bollette arrivano in ritardo, per cui anche l’utente paga in ritardo e gli vengono addebitati gli interessi di mora per colpa dell’azienda erogatrice, o delle Poste o dell’agenzia recapiti. Per chiedere il rimborso di qualche decina di cent dovrebbe scrivere una raccomandata o fare una causa davanti al giudice di pace (pagando un contributo di 30 euro in cancelleria), quindi nessuno lo fa. Ma le aziende lucrano migliaia di euro. Per le bollette dell’acqua non esiste alcuna norma e per gli interessi di mora le aziende acquedottistiche fanno come gli pare. Per le bollette elettriche, la mora è pari al tasso di sconto maggiorato del 3,5%, quindi molto più dell’interesse legale. Lo stesso vale per le bollette del gas, mentre per quelle del telefono la mora va dal 2 al 6 per cento, secondo il ritardo del pagamento. Nessuno applica il tasso di interesse legale”.