Società

L’italiano che potrebbe comprare tutto il debito pubblico

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Milano – Altro che Mario Draghi. La salvezza dell’Italia intera e’ nelle mani delle donne. E non si tratta di quote rosa. Il fatto e’ che le femmine del mondo intero, nei prossimi cinque anni, avranno nelle tasche 5 mila miliardi di dollari di reddito disponibile. Basta che ne investano un po’ qui da noi, e il gioco e’ fatto.

Come agire? Ci potrebbe pensare uno degli italiani la cui fama e’ inversamente proporzionale al potere che ha: lui e’ Fabrizio Freda e da qualche giorno e’ stato nominato nel consiglio di amministrazione della maggiore societa’ di fondi di investimento al mondo, Blacrock, made in Usa naturalmente.

Freda le donne le conosce bene. E’ lui che ha svelato la previsione di quanto stanno diventando ricche perche’ con il sesso debole ci lavora: da tre anno e’ l’amministratore delegato del gruppo Estee Lauder, leader mondiale per creme, trucco, rossetti. Dove ha ottenuto risultati strabilianti nei mercati emergenti.

Al punto che uno dei piu’ temuti e potenti manager di Wall Street, il chief executive officer di Blacrokc, Larry Fink, lo ha voluto nel consiglio del fondo americano che gestisce 3.700 miliardi di dollari.

Si, la cifra e’ giusta. Nelle centinaia di linee di gestione di patrimoni raccolti da Blackrock in tutto il pianeta c’e’ una potenza di fuoco che, in euro, fa piu’ di 3 mila miliardi. Il che, se ci pensate bene, e’ piu’ dell’intero debito italiano (1.970 miliardi). Tanto che i manager di Blackrock potrebbero prendersi anche quello spagnolo (770 miliardi) e gli avanzerebbe qualcosa.

E non e’ tutto: iBlacrock e’ presente sia nella capitale di Moody’s, sia in quello di Standard & Poor’s, le due agenzie di rating dai cui giudizi dipendono le sorti delle quotazioni di titoli e azioni nazionali. Beh, non vorra’ dire molto, ma sapere che un italiano siede nel board di un influente azionista di questi due soggetti ci fa sentire, da oggi, piu’ tranquilli.

Napoletano, 55 anni, due figlie, lo si puo’ incontrare intorno al Resevoir di Central Park quando ci va a correre la domenica. In Estee Lauder lo ha chiamato nel 2008 il patriarca in persona, Leonard Lauder, figlio della stessa Estee, per poi metterlo al posto del nipote della fondatrice, William, e dare una coraggiosa svotla mangeriale al gruppo, Proveniva dall Procter & Gamble, per la quale ha lavorato, dopo la laurea in Economia a Napoi, a Roma, Bruxelles, Berlino e Ginevra e dove e’ tornato dopo un eriodo passato anche da Gucci.

Naturalmente non sara’ facile. Ma di sicuro questa nomina vale almeno due riflessioni. La prima e’ sulla capacita’ di spostare ricchezza da una parte all’altra del mondo nella mani di una singola societa’.

L’altra e’ che anche ai manager italiani viene chiesto di sedersi su poltrone decisive. Allora la scelta di Freda, avvenuta in questo specifico contesto di mercato, e’ un segnale di enorme importanza, lanciato da un colosso finanziario che cosi’ certifica di non considerare l’Italia mercato secondario.

Dopodiche’ Freda non potra’ certo decidere in ottobre (quando la sua nomina diventera’ effettiva) di spostare in massa fondi di Blacrock verso il Belpaese. Anche perche’ le scelte di investimento non dipendono dal Cda, ma dai comitati di gestione che da Londrea e New York trasmettono le proprie convinzioni, tattiche e strategiche, allar ete di gestori in tutto il mondo.

Ma e’ un fatto che chiamando Freda, Fink abbia voluto avvicinarsi ancor di piu’ al nostro paese, nel quale viaggia spesso per dialogare con banchieri e top manager. Basta guardare cosa gia’ c’e’ nei portafogli di Blackrock: si va dal 2,7% di Eni e di Enel, al 2,8% di Generali; dal 3,1% di Unicredit al 3,2% di Intesa e al 2,8 di Mediaset e Telecom. E ancora, quote superiori al 2% in Finmeccanica, Terna, Pirelli, Ubi Banca e Banco Popolare. E poi un fiume di Btp.

Il compito di Freda e’ rendere il tutto ancora piu’ interessante. E c’e’ da scommettere che gli crederanno: da quando e’ arrivato a Estee Lauder ha triplicato il valore di borsa delle azioni e nell’ultimo bilancio ha chiuso con 8,8 miliardi di fatturato (in crescita del 13%), ma soprattutto 742 milioni di profitti (+34%), risultando il piu’ virtuoso di tutti i manager Usa.

Il suo stipendio e’ stato di 18,8 milioni di dollari, quasi il doppio della media dei suoi “pari” (10,3 milioni). E qusto grazie alle nuove regole Usa che legano il bonus non piu’ agli utili, ma al rendimento realizzato dagli azionisti in borsa, che e’ stato del 90%.

Di fronte a questi numeri gli americani portano subito un grande rispetto.

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