ROMA (WSI) – Una vera e propria corsa agli armamenti, quella delle banche centrali globali, che da anni si sfidano nella guerra valutaria, tutte impegnate in modo sempre più affannato a deprezzare le rispettive monete su cui esercitano il controllo assoluto. Proprio questa competizione ci sta portando al giorno del giudizio per l’economia di tutto il mondo. Come scrivono gli esperti di Artemis Capital Management, in una lettera agli investitori, l’orologio del ciclo economico è vicino a scoccare la mezzanotte. E il giorno che verrà, farà la storia.
“Soltanto quest’anno, 49 banche centrali hanno tagliato i tassi o deprezzato le loro valute per rendere più competitivi i rispettivi paesi. Dal 2008 ci sono stati in tutto il mondo più di 600 tagli ai tassi di interesse. A livello globale, abbiamo stampato più di $14.000 miliardi dalla fine della crisi finanziaria. L’economia globale non solo non è riuscita a ridurre i debiti con un processo di de-leveraging dal crash del 2008, ma anzi li ha aumentati, dal momento che il debito mondiale è balzato +40% dal 2007″. In tutto questo, “il ritmo di crescita economica mondiale sta rallentando, con la Banca Mondiale che ha abbassato le stime di crescita dal 3% al 2,5%, e le economie dei paesi emergenti, come Cina e Brasile, che fanno fatica ad andare avanti”.
Ma c’è un particolare preciso che alimenta serie preoccupazioni. “Le riserve valutarie globali al di fuori di quelle degli Stati Uniti sono scese di più di $1.000 miliardi dal picco testato nell’agosto del 2014, dal momento che le banche centrali hanno venduto dollari al fine di compensare gli effetti negativi della fuga di capitali e la flessione delle materie prime. L’ultima volta che l’economia mondiale ha sofferto una flessione tale di riserve è stata prima del crash del 2008”.
Inoltre, la volatilità tra i diversi asset sta salendo dai livelli minimi in tre decenni, ma nonostante ciò permangono le aspettative sulle banche centrali che, secondo i mercati, sosterranno per sempre i prezzi degli asset”.
Nella lettera agli investitori, Artemis Capital Management ricorda “Il Dilemma del Prigioniero”, ovvero quella situazione in cui “due entità razionali decidono di non cooperare, anche se sarebbe nel loro migliore interesse farlo, e con questo comportamento finiscono con il sostituire i rischi conosciuti con quelli sconosciuti”. Per esempio, “in una corsa agli armamenti dove due superpotenze possiedono la capacità di distruggersi l’un l’altra, la soluzione ottimale è il disarmo e la pace. Se tuttavia le superpotenze non si fidano l’una dell’altra completamente, il corso naturale delle loro azioni sarà la proliferazione del conflitto attraverso il ricorso ad armi nucleari, nonostante il grande pericolo per tutti. Questa non cooperazione, questo egoismo e questo conflitto, ironicamente si traducono in un equilibrio di pace, caratterizzato da rischi enormi”.
E’ proprio quello che stanno facendo da anni le banche centrali, che con la corsa al deprezzamento delle loro valute hanno prodotto risultati al di sotto di quelli considerati ottimali per tutte le parti coinvolte, creando anche un rischio sistemico maggiore.
“Il cambiamento del regime di volatità sta accadendo ora ed è di cattivo auspicio, segnalando una recessione globale e un mercato orso”. Il punto è che le “banche centrali temono e non vogliono normalizzare (le loro politiche monetarie); ma le valutazioni artificialmente elevate che caratterizzano le diverse classi di asser non potranno essere sostenute per sempre senza una crescita dei fondamentali che sia globale”.[ARTICLEIMAGE]”Le banche centrali, (insomma), sono in una prigione che esse stesse hanno architettato e noi siamo intrappolate con esse. Il prossimo grande crach si verificherà quando tutti, insieme, capiremo che le istituzioni in cui abbiamo riposto la nostra fiducia sono di fatto la fonte di tutto ciò. La verità è che le banche centrali globali non possono rimuovere le politiche accomodanti straordinarie senza rischiare un collasso totale del sistema”.
Allo stesso tempo, “più aspetteranno più rischiano la loro stessa credibilità, e peggiore sarà l’inevitabile collasso“.
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(Lna)