La Bank of Japan (BoJ) ha cambiato la sua politica di controllo della curva dei rendimenti. Una mossa che ha destato grande attenzione all’interno dei mercati finanziari globali, poiché la BoJ ha deciso di adottare un approccio diverso rispetto ad altre banche centrali. Vediamo cosa significa e i motivi dietro la mossa di politica monetaria.
Cos’è la curva dei rendimenti
La curva dei rendimenti si riferisce alla relazione tra i rendimenti dei titoli di stato a diversi scadenze. Generalmente, una curva dei rendimenti ascendente indica che gli investitori prevedono una crescita economica più rapida e uno scenario di inflazione più alto, mentre una curva discendente suggerisce il contrario.
La strategia di controllo dei rendimenti
La Bank of Japan (BoJ) ha introdotto il concetto di yield curve control (YCC o controllo della curva dei rendimenti) nel 2016, adottando un approccio che mirava a mantenere i tassi di interesse a breve termine intorno a zero. Questa politica, insieme all’obiettivo di inflazione al 2%, rientrava tra gli sforzi del governatore Haruhiko Kuroda per porre fine alla deflazione persistente del paese. L’attuale governatore della BoJ, Toshihide Ueda, ha mantenuto questa strategia di YCC. Ma ora la banca centrale giapponese, a fronte di un’inflazione superiore all’obiettivo del 2%, ha annunciato una modifica alla sua politica di controllo della curva dei rendimenti (YCC).
Il cambio di rotta della Bank of Japan
La Bank of Japan ha confermato la gamma delle fluttuazioni dei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni sul più o meno 0,50% deciso in dicembre ma ha anche promesso maggiore flessibilità, adducendo che considererà il tetto un punto di riferimento e non un limite rigido.
Una decisione attesa dai mercati: già nella riunione di giugno la BoJ aveva anticipato un possibile intervento sul controllo della curva dei rendimenti, ritenuto da diversi economisti responsabile per il recente ulteriore indebolimento dello yen. La BoJ ha anche ammorbidito il riferimento al suo impegno nel difendere l’attuale politica monetaria, confermando i segnali d’inflazione e citando gli effetti collaterali di un allentamento prolungato. Nel frattempo, la Bank of Japan continua a monitorare attentamente il mercato e potrebbe persino valutare l’adeguamento del meccanismo di controllo dei rendimenti nel 2023, se necessario.
Un confronto tra la Bank of Japan e le altre banche centrali
L’atteggiamento dovish della Bank of Japan è in contrasto con le mosse delle maggiori banche centrali (Fed, Bce e Bank of England), che stanno invecerialzando i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione. Ed è sui generis anche rispetto alle politiche monetarie convenzionali, per cui le banche centrali tagliano i tassi di interesse per stimolare l’economia e aumentare l’inflazione.
Tuttavia, la BoJ non ha più margini di manovra a causa della sua politica monetaria contraddistinta da tassi di interesse ultra-bassi. Così ha deciso di adottare una politica più mirata, concentrandosi sulla gestione della curva dei rendimenti. Ciò è stato reso necessario a causa delle persistenti sfide economiche che il Giappone ha affrontato negli ultimi decenni, incluse la deflazione e una crescita economica stagnante.
Alcuni esperti sostengono che questa scelta riflette anche la difficoltà della Bank of Japan nel raggiungere il suo obiettivo di inflazione al 2%. Attraverso la gestione dei rendimenti, la BoJ mira a controllare meglio l’inflazione e a promuovere una curva dei rendimenti più stabile, favorendo ulteriormente gli investimenti e la crescita economica. Questo approccio sui generis riflette le sfide specifiche che il Giappone ha affrontato e suggerisce che le banche centrali possono adottare diverse strategie in risposta alle loro particolari necessità economiche.