Come previsto la Bce, Banca Centrale Europea, ha aumentato i tassi di interesse della zona euro. L’incremento stabilito, dopo analoga manovra del 16 marzo scorso, è pari allo 0,25.
Ne consegue un pronti contro termine al 3,75%; salgono anche gli altri due tassi che delimitano il corridoio della politica monetaria europea: quello sui depositi passa dal 2,50% al 2,75%, quello sui finanziamenti marginali va dal 4,50% al 4,75%.
Alla base della presa di posizione odierna, cui contrariamente al solito non è seguita una conferenza stampa, c’è il timore per la compromessa stabilità dei prezzi.
“Con la decisione di oggi di alzare i tassi ufficiali di 25 punti base la Banca Centrale europea vuole continuare la sua politica di reazione ai rischi sulla stabilità dei prezzi nel medio termine in modo preventivo”, si legge in un comunicato diffuso dai banchieri di Francoforte.
La Banca afferma di fornire così il miglior contributo per assicurare la sostenibilità dell’attuale fase di forte e non-inflazionistica crescita economica.
Il board dei banchieri centrali ha voluto dimostrare di tenere in conto la situazione che scaturisce dall’estrema debolezza dell’euro: una situazione che ci fa importare inflazione nel confronto con il dollaro, valuta forte con cui fra l’altro si effettuano le transazioni per l’acquisto di materie prime come il petrolio.
E proprio per quanto riguarda l’euro, la Bce informa di aver discusso sull’andamento della moneta unica e sostiene che il suo attuale livello “non rifletta i forti fondamentali economici” dell’Europa degli Undici.
Gli analisti non sono tuttavia soddisfatti e c’è chi giudica non convincente la mossa della Banca centrale. Da Unicredit per esempio si liquida come “modesto” il comunicato appena emesso, benchè lasci intravedere fra le righe la possibilità di una nuova stretta prima dell’estate. Ciò che manca, secondo gli analisti, è un intervento diretto anche sul mercato; il rischio, questo è il timore espresso, è di vedere l’euro indebolirsi ancora di più.
Quasi a conferma del vaticinio, la moneta unica (vale 1936,27 lire) ha reagito toccando nuovi minimi rispetto al biglietto verde, fino a 0,9143 (2.117,76 lire per dollaro), con un calo immediato dello 0,8%.
Sullo yen, ribasso da 97,87 a 97,25, non lontano dal minimo storico. Sfiorato il fondo anche sulla sterlina, a 0,5813.