La Bce battezza lo scudo anti-spread. Ma non è detto che lo presenterà il 21 luglio
Si chiama Transmission Protection Mechanism lo scudo anti-spread a cui sta lavorando la Bce, anche se non è chiaro sarà annunciato in via ufficiale il 21 luglio, giorno in cui si riunirà l’istituto di Francoforte prima delle vacanze estive. È quanto anticipato dall’agenzia Bloomberg, che non esclude un cambio di denominazione nel momento in cui sarà svelato.
Rialzo dei tassi a luglio. Ma di quanto?
Intanto, mentre l’inflazione non accenna ad abbassare la testa, sembra scontato un rialzo dei tassi della banca centrale europea a luglio. Questo è quanto emerso dai verbali della riunione della Bce del 9 giugno scorso. Resta ancora da capire se si opterà per un aumento di 25 punti base, come deciso finora. O se come suggerito da alcuni membri del direttivo della Bce si adotterà una stretta maggiore. “Un certo numero di membri ha espresso una preferenza iniziale per mantenere la porta aperta per un rialzo più ampio durante la riunione di luglio”.
A giugno l’inflazione nell’Eurozona ha toccato l’8,6%, (contro l’8,1 di maggio), un livello mai registrato prima. La principale componente a incidere sulla crescita dell’inflazione media è stata l’energia, comparto nel quale l’aumento su base annua è stato a giugno del 41,9% rispetto a 39,1% di maggio.
Eurozona: verso un quarto trimestre in recessione
Nella definizione del rialzo dei tassi, la Bce dovrà tener conto dei rischi sulla crescita. Stando alle minute della riunione del 9 giugno scorso della Bce, il suo capo economista Philip Lane ha sottolineato che “i rischi legati alla pandemia sono calati ma la guerra continua ad essere un significativo rischio al ribasso per la crescita. In particolare, un grande rischio sarebbe un ulteriore interruzione nelle forniture energetiche alla zona euro“. E a proposito di crescita, Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée (UBP), ha spiegato in una nota:
“In seguito al forte rimbalzo del 2021, si prevede un brusco rallentamento nel 2022. Dopo la probabile debolezza della crescita per il secondo trimestre di fila, lo slancio potrebbe essere temporaneamente positivo nel 3° trimestre grazie al turismo e ai servizi, ma si stanno ripresentando rischi di ribasso in vista del 4° trimestre: calo dei redditi, carenza di energia e nuovi vincoli all’industria”.
In questo contesto, “la Germania resta il Paese più esposto ai rischi e nel 2022 non dovrebbe superare l’1,5% di crescita del Pil. Anche Italia e Francia potrebbero entrare in uno scenario più cupo nel 2023. Di conseguenza, il Pil dell’eurozona nel quarto trimestre dovrebbe entrare in una recessione tecnica, che si prevede sarà lieve e limitata. Nel 2023, tuttavia, si dovrebbe assistere a una frammentazione in termini di crescita tra i diversi Paesi dell’area. La crescita del Pil europeo sarà la più fragile nel 4° trimestre e nel 1° trimestre dell’anno prossimo; nel 2022 la crescita dovrebbe rimanere su un livello discreto grazie a un forte 1° trimestre, ma le prospettive per il 2023 riflettono il rallentamento accumulato, con una crescita del Pil prevista solo dell’1%”.