Il 23 giugno è il secondo anno dal referendum sulla Brexit. Due anni dopo il voto e a meno di un anno dall’uscita del Regno Unito dall’UE, è importante riflettere su come questo processo stia influenzando l’economia inglese e i mercati. Secondo John Stopford, head of multi-asset income di Investec AM, “l’incertezza sulla Brexit ha represso gli investimenti e ha contribuito a portare a una crescita davvero contenuta della produttività“.
Questo, prosegue il gestore, ha indotto “la Bank of England ha rivedere al ribasso il potenziale di crescita e iniziare ad aumentare i tassi”.
Il motivo è più legato a una mancanza di capacità di riserva che al tema della solidità economica, perciò dubitiamo che i tassi di interesse possano aumentare rapidamente o in modo molto ampio e di conseguenza riteniamo che i titoli di Stato inglesi a lunga scadenza abbiano valutazioni abbastanza ragionevoli nonostante una posizione fiscale meno incoraggiante. Per il momento riteniamo che vi siano migliori opportunità altrove, come in Australia, che paga un rendimento reale discreto.
L’azionario del Regno Unito resta in balia della sorte e dipende molto su base relativa dalle oscillazioni della sterlina, vista l’ampia esposizione non UK al FTSE 100.
La sterlina è molto prezzata per una soft Brexit, che sembra probabile se consideriamo i numeri del Parlamento, ma resta un rischio di coda di un brusco crollo se non si raggiungerà un accordo prima che il Regno Unito lasci l’Unione Europea.