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La cameriera che ha accusato di stupro Strauss-Kahn parla in Tv

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Nafissatou Diallo, la cameriera che ha accusato Dominique Strauss-Kahn di stupro in una camera dell’hotel Sofitel di Manhattan, ha dato la sua prima intervista esclusiva alla tv americana ABC News. Andra’ in onda martedi’. “Per la prima volta i telespettatori ascolteranno, con le sue parole, la sua versione degli eventi che presumibilmente ebbero luogo al Sofitel Hotel di New York in maggio”, annuncia in un comuicato la ABC.

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Dsk, ora parla “Ophelia”. “Così mi ha aggredita”

La donna: “Non mi interessano i soldi, lo voglio solo in carcere”
di PAOLO MASTROLILLI

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New York – «Mi teneva la testa così forte. Si muoveva e faceva un rumore. Mi diceva cose che non voglio ripetere… Poi mi sono alzata. Ho corso. Sono scappata fuori da quella stanza, senza guardare indietro. Sono corsa nel corridoio. Ero così nervosa. Avevo paura. Non volevo perdere il mio lavoro».

Torna così in primo piano, con queste parole raccontate da Nafissatou Diallo – inizialmente indicata con il fittizio nome di Ophelia – al settimanale «Newsweek», l’accusa di stupro contro Dominique Strauss-Kahn, l’ex direttore generale del Fondo monetario internazionale denunciato per tentata violenza sessuale. La donna trentaduenne della Guinea, che il 14 maggio scorso faceva le pulizie al ventottesimo piano dell’albergo Sofitel di New York, finora aveva parlato solo attraverso gli avvocati e le dichiarazioni ai procuratori, trapelate sui media. Ora che la sua credibilità è in discussione, ora che il caso sembra avviato verso la possibile archiviazione, parla con il settimanale «Newsweek» per far conoscere la sua versione.

Nafissatou racconta la sua vita difficile: uno stupro subìto in Guinea da militari che l’avevano fermata per la violazione del coprifuoco, una figlia persa quando aveva pochi mesi, un marito morto di qualche imprecisata malattia. Poi la fuga clandestina negli Stati Uniti con la figlia sopravvissuta, per darle una vita migliore. Il lavoro saltuario in un negozio del Bronx, e finalmente il posto fisso al Sofitel.

Le assegnano il piano numero 28, quello delle suite presidenziali e dei clienti vip. Nella tarda mattinata del 14 maggio bussa alla porta della stanza 2806: «Hello? Housekeeping». Entra nel soggiorno, vede la porta della camera da letto aperta e nessuno dentro. Allora si avvicina, ma a quel punto le appare un uomo con i capelli bianchi completamente nudo: «Oh mio Dio, mi scusi». Lui le dice: «Non ti devi scusare». Lui le sembra «un pazzo»: le stringe un seno, sbatte la porta della suite. Le dice che è bella. «Signore – risponde lei si fermi. Non voglio perdere il mio lavoro». Lui risponde che non lo perderà.

«Non lo guardo, sono terrorizzata – prosegue il racconto -. Mi trascina sul letto, cerca un rapporto orale. Io lo spingo, mi alzo, cerco di spaventarlo dicendo che c’è il mio supervisore». Lui risponde che nessuno può sentirli. Lei si allontana, lui la segue nel corridoio. La spinge nel bagno, le alza la gonna, le rompe le calze e le stringe il pube. Poi la spinge in ginocchio.

Questa è la parte più drammatica del racconto a «Newsweek», la violenza. Il settimanale scrive che molte delle cose dette da Nafissatou corrispondono alla verità: le lesioni riscontrate in ospedale, la presenza del Dna dell’uomo sulla moquette, il suo orario di entrata e di uscita dalla stanza, la denuncia fatta ai superiori. Poi, però, c’è il resto: le chiamate con l’ex amico e detenuto Amara Tarwally, le accuse di essere una prostituta, le incertezze su altri aspetti della storia.

Gli avvocati di StraussKahn dicono che questa intervista è solo un modo di condizionare i procuratori mentre decidono se archiviare il caso. Lei risponde così: «Non mi interessano i soldi, voglio solo che vada in galera».

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