La Cina supererà gli Stati Uniti e diventerà la più grande economia del mondo nel 2028, ovvero cinque anni prima di quanto precedentemente stimato. La causa del sorpasso anticipato? Il Covid. O meglio, la ripresa più veloce rispetto agli altri grandi dell’economia dalla crisi causata dalla pandemia.
A dirlo sono gli economisti, del Think tank Centre for Economics and Business Research (Cebr) nel report annuale pubblicato il 26 dicembre 2020, in cui spiegano:
“La estione abile della pandemia» da parte della Cina, con il suo rigoroso blocco anticipato per evitare il propagarsi del contagio, hanno “ribaltato la rivalità” tra Usa e Cina a favore di Pechino.
Cina, le stime per le più grandi economie al mondo
Ma veniamo alle stime. Secondo il Cebr, il Pil della Cina crescerà del 5,7% all’anno dal 2021 al 2025, prima di rallentare a a +4,5% all’anno dal 2026 al 2030. Gli Stati Uniti, invece, segneranno un forte rimbalzo post-pandemia nel 2021, ma la crescita economica media dovrebbe rallentare all’1,9% all’anno tra il 2022 e il 2024, fino a scendere all’1,6% negli anni a seguire.
Secondo il report, il Giappone rimarrà la terza economia più grande del mondo, fino all’inizio degli anni ‘30, quando sarà stato superato dall’India. La Germania, di conseguenza, scivolerà dal quarto al quinto posto della top ten.
La Gran Bretagna, attualmente la quinta economia più grande secondo il Cebr, scivolerebbe al sesto posto dal 2024. Nonostante l’uscita dal mercato unico europea da inizio 2021, il Pil britannico calcolato in dollari dovrebbe essere del 23% superiore a quello francese entro il 2035.
L’Europa, che nel 2020 rappresenta ancora il 19% della produzione mondiale, scenderà mestamente al 12% entro il 2035.
Inflazione in corsa
Per quanto riguarda infine l’inflazione, il report afferma che, a causa dell’impatto della pandemia sull’economia globale, si assisterà ad un aumento dell’inflazione più elevata.
“Stimiamo un ciclo economico con tassi di interesse in aumento a metà degli anni Venti”, dicono gli esperti, che intravedono difficoltà per tutti quei governi che si sono indebitati massicciamente per finanziare la loro risposta alla crisi COVID-19.