Mentre l’economia globale prosegue nella ripresa dopo lo shock da crisi pandemica, si addensano nuove preoccupazioni sull’inflazione, che pure ancora non ha alzato la testa in tutti i Paesi.
Ma quali sono le cause alla base del recente rialzo dell’inflazione, che alimentano non poche preoccupazioni per i conseguenti effetti sulle spese delle famiglie? Prima di tutto, la crescita economica e l’aumento della domanda di prodotti e servizi. Questo sta contribuendo a un vero e proprio boom dei prezzi delle materie prime e soprattutto del petrolio, tornato sopra i 70 dollari al barile dopo il crollo dell’anno scorso.
L’indice Bloomberg Commodities Spot (che misura i prezzi di 22 materie prime) a fine giugno 2021 segnava un +78% rispetto a marzo 2020. Al riguardo, anche la la transizione verde e digitale inizia a far sentire il proprio peso, complice l’aumento della domanda di rame, conduttore essenziale, e di litio, imprescindibile per la realizzazione di batterie (incluse quelle delle auto elettriche).
La classifica degli stati con inflazione più alta
Se quelle appena elencate sono le principali ragioni alla base della recente fiammata dei prezzi, ci sono alcuni Paesi, che da anni, per motivi strutturali lottano con inflazione alle stelle: si pensi per esempio all’Argentina, il cui indice dei prezzi al consumo, lo scorso agosto si attestava al 51,4%. Il Paese sudamericano è in cima alla classifica dei Paesi del G20 con inflazione più alta, seguita da Turchia e Brasile. In fondo alla classifica, spicca il Giappone, che da anni è invece alle prese con la deflazione.
Di seguito la classifica dei paesi Ocse con l’inflazione più alta (il mese di riferimento è agosto 2021):
- Argentina 51.4%
- Turchia 19.2 %
- Brasile 9.68 %
- Russia 6.68 %
- Messico 5.59 %
- India 5.3 %
- Stati Uniti 5.3%
- Sudafrica 4.9 %
- Canada 4.1 %
- Germania 3.9 %
- Australia 3.8%
- Spagna 3.3%
- Regno Unito 3.2 %
- Area Euro 3 %
- Corea Del Sud 2.6%
- Singapore 2.5%
- Paesi Bassi 2.4%
- Italia 2 %
- Francia 1.9%
- Indonesia 1.59 %
- Svizzera 0.9%
- Cina 0.8 %
- Arabia Saudita 0.3 %
- Giappone -0.3 %
Inflazioni: le previsioni della BCE
Lasciando per un momento la classifica degli stati con l’inflazione alle stelle e guardando limitatamente alla zona euro, il vicepresidente della BCE, Luis De Guindos, ha dichiarato che al momento le previsione di inflazione nella zona euro (+3% ad agosto) dell’istituzione indicano una moderazione sul medio termine, dopo l’impennata del 2021, ma ci sono due fattori di rischio da tenere sotto controllo:
- il rischio che le strozzature sugli approvvigionamenti globali creino pressioni peggiori del previsto;
- il rischio che si creino spinte dalla crescita dei salari. “La nostra previsione – ha dichiarato il banchiere centrale in occasione di un collegamento ad un webminar del Financial Times sul futuro dell’Europa – è che l’inflazione continuerà a salire, forse toccherà un picco attorno a novembre del 3,4-3,5%, ma i dati del 2021 sono distorti da fattori temporanei, che nel 2022 si invertiranno e l’inflazione inizierà a rallentare”.
Secondo la Banca Centrale Europea il caro vita dell’area euro si porterà attorno all’1,7% nel 2022 e che continuerà a frenare invece nel 2023 all’1,5%.