MILANO (WSI) – Il direttore dell’Agenzia dell’Entrate, Attilio Befera, firmando il provvedimento che prevede l’introduzione di un Anagrafe tributaria dei conti correnti, ha ufficialmente autorizzato il nuovo strumento di controllo sui saldi e movimenti dei conti correnti e altri strumenti finanziari detenuti dai contribuenti presso i vari istituti finanziari.
L’obiettivo è quello di semplificare il lavoro dell’Agenzie delle Entrate nello stanare più facilmente gli evasori; per rendere possibile tutto questo è necessario predisporre delle verifiche incrociate tra le informazione reperibili sui conti correnti o altri prodotti finanziari dei contribuenti e le rispettive dichiarazione dei redditi; in caso di scostamenti importanti (si parla di circa il 20%) verranno stilate delle liste di soggetti sui quali occorrerà effettuare degli accertamenti.
Per questo motivo, sotto la lente del fisco passeranno al vaglio non soltanto il saldo iniziale e finale dei conti correnti con i relativi movimenti , ma le ispezioni si estenderanno anche ai conti deposito titoli, ai contratti di gestione patrimoniali, ai buoni fruttiferi, ai certificati di deposito, al totale dei pagamenti effettuati con carta di credito, e delle ricariche per carte prepagata, al numero di accessi alle casette di sicurezza
Entro il 31 ottobre 2013 gli operatori finanziari: banche, poste, società di gestione risparmio e intermediari vari, dovranno fornire i dati e le informazioni in loro possesso, relative ai propri clienti e in riferimento all’anno 2011; per quanto riguarda quelli del 2012 il termine di presentazione è il 31 marzo 2014, a regime le comunicazione dovranno essere presentate entro il 20 aprile dell’anno successivo.
Al fine di garantire sicurezza e rispetto della privacy per la mole e la qualità di informazioni scambiate tra Agenzie delle Entrate e operatori finanziari, quest’ultimi dovranno registrasi al SID (Sistema di Interscambio flussi Dati) che costituisce il nuovo canale telematico di trasmissione dati dell’Agenzia dell’Entrate. E’ stato, invece, rimandato a un prossimo provvedimento le modalità da seguire verso coloro che nel passato hanno scudato i capitali illecitamente detenuti all’estero, e a cui era stata garantita tutela dagli accertamenti.
Con l’operatività di questo provvedimento si da esecuzione a quanto predisposto con il decreto salva Italia del 2011 che mirava a ridimensionare ai minimi termine l’evasione fiscale, a costo anche di violare il segreto bancario. Mentre nel passato il Fisco aveva accesso solo ai dati identificativi del conto corrente e poteva chiedere maggiori informazioni solo dopo l’apertura di un accertamento formale a carico di un contribuente specifico, ora invece conoscerà tutti i dettagli di ogni singolo rapporto finanziario esistente.
Queste attività che mirano a recuperare parte dei 120 miliardi di euro sottratti al fisco, sono però tanto invasive da rischiare di innescare un ritorno all’uso del contante e il trasferimento di ingenti capitali all’estero.
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