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La geopolitica è in cima alle preoccupazioni degli investitori

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Il quadro geopolitico è il principale fattore di rischio per gli investitori globali nel 2017. Gli italiani, però, temono di più i tassi di interesse

La geopolitica non ha solo occupato le prime pagine dei giornali ma anche il primo posto nelle preoccupazioni degli investitori globali. Ogni volta che Kim Jong-un testa un missile o un ordigno nucleare, ogni volta che Trump lancia un tweet contro qualche alleato o partner commerciale, ogni volta che l’Europa approva sanzioni contro la Russia, gli asset manager internazionali drizzano le antenne. Sperando che la situazione non sfugga di mano il che, per esempio, nella Penisola coreana vorrebbe dire l’avvio di un conflitto.

L’ultima indagine RiskMonitor di Allianz Global Investors ha rilevato che per il 44% dei 755 investitori istituzionali intervistati i fattori geopolitici rappresentano un serio rischio per la performance degli investimenti. Più di un rallentamento dell’economia mondiale (41%) e dell’aumento dei tassi di interesse (32%). Anche se finora i mercati finanziari hanno reagito con molta flemma alle intemperanze del dittatore nordcoreano.

“L’indagine rivela – commenta Neil Dwane, global strategist di Allianz GI – in che misura l’incertezza politica, e in particolare le continue tensioni in Corea del Nord, inaspritesi ulteriormente dopo la conclusione dello studio, incidono sulle decisioni di investimento. I mercati finanziari non hanno mai operato sotto una campana di vetro, ma in questo momento le tensioni geopolitiche sembrano avere un impatto maggiore sul comportamento degli investitori globali rispetto a qualsiasi fase precedente nella storia”.

L’Italia teme di più i tassi di interesse

L’Italia sembra avere ben altri problemi. In vista della riduzione del Quantitative easing (Draghi farà sapere a ottobre come e quando) il Belpaese rischia di trovarsi senza la coperta della Banca centrale europea nel momento in cui i tassi di interesse si alzeranno.

Per il 2017 gli investitori istituzionali italiani relegano al secondo posto i timori per le questioni geopolitiche (25% degli intervistati) e mettono al primo il contesto di bassi tassi di interesse (35%).

Per i prossimi 12 mesi, invece, a preoccupare maggiormente gli investitori italiani sono gli sviluppi politici nell’Area euro (48% dei rispondenti), le tensioni geopolitiche come lo scenario in Corea e il conflitto in Siria (44%), il possibile aumento dei tassi di interesse (40%), il rallentamento dell’economia globale (36%) e possibili bolle nelle valutazioni di asset class (24%).

Gli asset manager tagliano i target di rendimento

In tale contesto l’obiettivo degli investitori di commisurare il rischio al rendimento, diventa un vero e proprio dilemma che spinge a essere prudenti. Questa cautela si riflette nelle aspettative di rendimento per il prossimo anno: oltre la metà degli intervistati a livello globale (51%) ha abbassato il proprio target nonostante le ottime performance registrate di recente dai mercati azionari. Inoltre è significativo che il 53% intenda sacrificare il potenziale di rialzo per tutelarsi dal rischio di eventi estremi.

In questo difficile tentativo di risolvere il dilemma rischio-rendimento, gli investitori rilevano i limiti degli approcci di gestione del rischio più diffusi: quasi 3 investitori istituzionali su 5 (58%) sono alla ricerca di nuove strategie di portafoglio in grado di bilanciare il trade-off tra rischio e rendimento mentre 1 su 3 riconosce il valore degli investimenti alternativi a scopo di diversificazione.