Un maxi-scudo da 200 miliardi proteggerà la Germania dall’impennata dei prezzi energetici, dalla recessione data per certa tra fine 2022 e inizio 2023 e ma anche dall’inflazione, che a settembre è arrivata al 10% per la prima volta a due cifre da 70 anni. A comunicare la decisione è stato il Governo formato dalla coalizione semaforo Spd-Verdi-Fdp, che ieri ha spiegato che il Fondo per la stabilizzazione dell’economia, creato nel marzo 2020 per la pandemia e utilizzato fino a giugno di quest’anno, sarà riattivato nelle prossime settimane.
In attesa di maggiori dettagli, che saranno comunicato nelle prossime settimane, l’intervento deciso da Berlino consentirà un alleggerimento dell’onere dell’alto prezzo del gas per imprese, pmi, artigiani, famiglie e pensionati, compensando direttamente i produttori/distributori e riducendo la forchetta tra i prezzi di mercato e i prezzi di vendita alla clientela. Questo intervento dovrebbe avere l’effetto di calmierare i prezzi e far scendere l’inflazione. Nel pacchetto di misure annunciate c’è anche il taglio dell’Iva al 7% sul gas (dal 19%) fino alla primavera 2024 e un freno sui prezzi dell’elettricità per imprese e famiglie con prelievi sugli extra-profitti dei produttori.
Governo italiano irritato dopo le mosse della Germania
Il funzionamento del Fondo equivale in definitiva a un tetto al prezzo del gas a livello nazionale. Una decisione che non è piaciuta al Governo italiano, che vede sempre più difficile il raggiungimento di una soluzione condivisa dall’Europa sul tetto al prezzo del gas, e richiama all’unità. “Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali, serve solidarietà“, ha avvertito il premier Mario Draghi.
E chi probabilmente gli succederà a Palazzo Chigi, Giorgia Meloni, ammonisce: “Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”.
A risultare non casuale è stato anche il momento dello scudo di Berlino: a 24 ore dal Consiglio dell’Energia di oggi e proprio mentre la Commissione si limitava a proporre il tetto al prezzo sul gas russo, spiegando che un tetto generalizzato a tutto l’import “comporta rischi significativi legati alla sicurezza di forniture di energia”. Su questo fronte, oggi, il governo tedesco ha ribadito il suo no al tetto al prezzo generalizzato al gas. Non per “ragioni ideologiche”, ma perché è necessario “garantire la sicurezza degli approvvigionamenti” e con un tetto su tutte le importazioni “c’è un alto rischio che il Gnl vada verso l’Asia o altrove”.
Il rischio per Berlino, spiegano, è che il caro energia diventi “un problema ancora più grande”, tagliando l’Europa fuori dalle forniture. L’unica soluzione accettabile per il governo tedesco, sottolineano ancora le stesse fonti, è quella di negoziare direttamente con i fornitori.
Intanto la mossa di Berlino ha fatto scendere immediatamente il prezzo del gas, che ad Amsterdam ha chiuso al del 9,4%, a 187,7 euro a megawattora. Con un tetto al prezzo a livello nazionale, ovvero sul modello lusitano e iberico, la Germania ha spazzato via il suo timore più grande, legato invece ad un tetto su scala Ue: quello dell’approvvigionamento energetico.