Cavalcando l’onda di uno dei migliori asset da inizio anno, George Soros ha acquisito l’1,7% del capitale di Barrick Gold, il più grande produttore di lingotti d’oro al mondo. Il Soros Fund Management, infatti, ha comunicato lunedì che il portafoglio di titoli statunitensi è stato alleggerito di oltre un terzo (-37%) nel primo trimestre, mentre sono state acquistate azioni Barrick per 264 milioni di dollari; inoltre, Soros detiene 1,05 milioni di opzioni call nel Spdr Gold Trust, etf collegato al prezzo dell’oro. La scommessa sul rialzo del metallo giallo, da parte del famoso finanziere, non poteva essere più chiara.
Da inizio anno l’oro ha sperimentato il trimestre più esuberante dal 1986, con un balzo del 16%; il prezzo delle azioni Barrick, invece, è più che raddoppiato da inizio anno, anche solo considerando solo la variazione dal 31 marzo, sono cresciute del 39%. Fra i convinti sostenitori del rally dell’oro c’è anche l’ex chief strategist di Soros, Stan Druckenmiller, che non molti giorni fa aveva affermato che l’oro era la sua “allocazione valutaria” più consistente, visti gli esperimenti delle banche centrali con “gli assurdi” tassi negativi.
La scommessa di Soros sul bene rifugio per eccellenza sembra coerente con la visione assai fosca che qualche mese fa aveva offerto sullo stato di salute dell’economia cinese, per la quale aveva previsto un “inevitabile” atterraggio duro. L’economia drogata dal debito, adesso visibile in Cina, secondo Soros ricorda gli eccessi che hanno preceduto il crash del 2007-2008 sui mercati finanziari.
Fra i fondi poco fiduciosi sull’azionario americano compare, inoltre, il Glenview Capital Management, hedge fund guidato da Larry Robbins, che nel primo trimestre ha tagliato del 22% la quota azionaria a 13,6 miliardi di dollari.