Nel pieno della crisi energetica, l’Europa si trova di fronte ad una nuovo conflitto che rischia di far saltare i suoi piani approvvigionamento di gas. Stiamo parlando del conflitto tra Armenia e Azerbaijan in Nagorno Karabakh, che negli ultimi giorni ha toccato livelli di tensione a cui non si assisteva da tempo.
Cosa c’è dietro le ostilità
Gli scontri armati che, da inizio settimana, hanno provocato centinaia di morti, sono il risultato di un conflitto che va avanti da decenni anni: ovvero il controllo Nagorno-Karabak, un territorio separatista interno all’Azerbaijan dove la maggioranza della popolazione è armeno. L’Azerbaijan chiede che l’Armenia riconosca la sua sovranità sul territorio, così come indicata dai confini internazionalmente accettati, mentre l’Armenia vuole garanzie di una maggiore indipendenza per i suoi connazionali che vivono nella regione.
Dall’inizio delle ostilità (le prime risalgono agli anni Novanta) la Russia ha svolto un importante ruolo di mediatore tra le due parti: è un alleato storico dell’Armenia, che fa parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ma mantiene anche rapporti buoni con l’Azerbaijan, che è un importante fornitore di materie prime.
Secondo molti osservatori, pare che l’Azerbaijan stia approfittando dell’attuale situazione internazionale per costringere l’Armenia ad accettare un accordo alle proprie condizioni: da una parte l’incapacità della Russia di controllare la sua ex sfera di influenza per via della guerra in Ucraina; dall’altra forte dipendenza dei paesi europei dalle esportazioni di gas dell’Azerbaijan, che in questo modo potrebbe fare pressioni per avere un maggiore sostegno internazionale.
Ed è proprio sul quest’ultimo fronte che entra in campo l’Europa. A seguito delle sanzioni contro la Russia, e i conseguenti tagli del gas da parte dei Mosca, Bruxelles non può più fare a meno del gas dell’Azerbaijan, che insieme all’Algeria, sono diventati partner fondamentali per sopperire al taglio russo.
“La reazione dell’Ue, così come di altri attori globali, a questa crisi è molto importante”, ha affermato Gegham Stepanyan, difensore civico dei diritti umani per la Repubblica dell’Artsakh, l’enclave di etnia armena del Nagorno-Karabakh. Stepanyan ha evidenziato che la crescente dipendenza energetica dell’Occidente da questa regione sta creando un “doppio standard” rispetto agli sforzi per tagliare le entrate dei combustibili fossili che la Russia ha utilizzato per finanziare la sua invasione dell’Ucraina. “Purtroppo, quando si tratta di aggressione dall’Azerbaijan, vediamo attori internazionali astenersi dal fare dichiarazioni mirate e applicare sanzioni”, ha detto Stepanyan.
L’accordo tra Ue e Azerbaijan
Di fronte alle tensione con Mosca, l’Unione europea si è rivolta all’Azerbaigian per raddoppiare la fornitura di gas entro il 2027, per arrivare entro quella data a ricevere 20 miliardi di metri cubi. Il memorandum d’intesa è stato firmato lo scorso lugliodalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e dal presidente azero, Ilham Aliyev (nella foto sopra). L’intesa prevede una tappa intermedia: passare entro l’anno dagli attuali 8,1 miliardi di metri cubi a 12 miliardi. Un’impresa possibile grazie al Tap, la Trans-Adriatic Pipeline, che rappresenta l’ultima sezione del Corridoio meridionale del gas, e arriva in Puglia.