La hard Brexit fa salire la tensione nell‘Irlanda del Nord, mettendo in pericolo gli Accordi di Pace del 1998 con la Gran Bretagna. Da oltre una settimana, e soprattutto di notte, in diverse città dell’Irlanda del Nord vanno avanti violente proteste contro la polizia, in cui sono si contano decine di feriti.
Le ragioni dei violenti disordini e delle proteste sono piuttosto complesse. Alla base, comunque, ci sono le tensioni tra i unionisti protestanti e nazionalisti. Tensioni peggiorate per gli sviluppi dalla Brexit, che ha in parte allontanato l’Irlanda del Nord dal resto del Regno Unito.
Hard Brexit: le ragioni dietro gli scontri
Come spiegano bene dell‘Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, ad accendere la scintilla era stata, lo scorso 28 marzo, la decisione della polizia locale di non procedere contro i leader del Sinn Fein, il partito cattolico repubblicano, che l’anno scorso avevano violato le restrizioni per il Covid partecipando ai funerali di un ex capo dell’Ira, l’organizzazione politico-militare che per anni ha combattuto per la causa irredentista irlandese.
“Ma ad alimentare le tensioni tra i sostenitori dei due principali partiti irlandesi, oggi al governo insieme nonostante siano su fronti opposti riguardo al rapporto con Londra – c’è anche la Brexit. O, meglio, il cosiddetto meccanismo di backstop che ha creato di fatto un confine doganale ‘invisibile’ nel Mare d’Irlanda, tra l’Irlanda del Nord e le altre parti del Regno Unito.
Gli unionisti temono che in futuro il confine possa materializzarsi, separandoli dalla Gran Bretagna e trasformandoli in una minoranza (protestante) in un’Irlanda territorialmente riunita a maggioranza cattolica” si legge in un’analisi.
Per Antonio Villafranca, ISPI Director of Studies, gli scontri dell’Irlanda del Nord,
“ricordano che Brexit non vuol dire solo successo britannico sui vaccini. Per tenersi stretto il proprio partito – e più libere le mani nelle negoziazioni con il resto del mondo – Johnson ha sacrificato l’Irlanda del Nord. Una dogana la separa oggi dal resto del Regno Unito. Ma il premier rischia di pagare per questa decisione. E alle porte ci sono anche le elezioni in una Scozia sempre più indipendentista”.