È una delle voci più apprezzate di Radio Deejay e l’autore di uno dei podcast italiani più ascoltati. A tu per tu con Gianluca Gazzoli
A cura di Elisa Copeta
Gianluca Gazzoli è tra le voci più apprezzate di Radio Deejay e autore di Passa dal BSMT, uno dei podcast italiani più ascoltati di sempre. Classe 1988, Gianluca non è solo un conduttore radiofonico e televisivo, ma anche un videomaker, digital creator e, soprattutto, un narratore moderno e innovativo di storie emozionanti.
Gianluca Gazzoli (foto Manuel Coen)
Ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dell’intrattenimento come animatore nei villaggi turistici per poi approdare, nel 2014, a Radio Number One. Come ricorda quel periodo?
“Solitamente si cerca di ricordare sempre le cose più belle, mentre io cerco di ricordare anche le cose meno belle per apprezzare di più tutto quello che ho oggi. Il periodo dell’animazione è stato un momento molto intenso della mia vita: le prime due, tre settimane avrei voluto lasciare tutto e tornarmene a casa, ma questa è stata poi un’esperienza fondamentale per la mia crescita professionale. Lo stesso vale per Radio Number One: la sveglia all’alba, le notti insonni, la tensione prima di ogni diretta… Sono state tutte esperienze indispensabili”.
Nel 2021 ha scritto e pubblicato per Mondadori il suo primo libro Scosse. La mia vita a cuore libero, in cui rivela di vivere da quasi 20 anni con un defibrillatore nel petto che da un lato è stata la sua salvezza, ma dall’altro le ha precluso alcune strade. Ha sempre sognato di diventare ciò che è oggi?
“Ho sempre sognato di fare il presentatore, è una cosa che mi ha sempre affascinato, soprattutto rifacendomi ai programmi che vedevo in televisione ai tempi di MTV. Dentro di me c’è anche un animo sportivo a cui sarebbe piaciuto diventare un giocatore di basket professionista. Oggi sto facendo quello che sognavo di fare e nonostante io non possa giocare a livello agonistico faccio molte più cose legate al basket di quello che avrei potuto fare se non avessi avuto un defibrillatore nel petto. Ad esempio, ho giocato ad uno contro uno sfidando uno dei cestisti più forti del mondo, Giannis Antetokounmpo”.
Gianluca Gazzoli indossa una t-shirt del suo marchio di abbigliamento, WHAS, acronimo di Work Hard Always Smile (foto Maurizio Pighizzini)
Parafrasando il titolo del suo libro, qual è stata la “scossa” che le ha dato la forza di fare qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto?
“Credo che di scosse nella mia vita ce ne siano state più di una: il libro è stato un passaggio fondamentale perché solo pubblicando la mia storia ho potuto constatare quante persone si fossero ritrovate in ciò che avevo scritto. La scossa più grande, però, oltre a quella del defibrillatore, è arrivata dalla consapevolezza che ciò che sembrava essere un ostacolo è stata in realtà l’elemento fondamentale che mi ha permesso di realizzare i miei sogni”.
Conduttore radiofonico e televisivo, videomaker, digital creator, autore di podcast e anche doppiatore e scrittore… Qual è il fattor comune a tutti i progetti che porta avanti nella sua vita?
“Sono molto orgoglioso di riuscire a parlare alle persone: ogni storia che racconto arriva al cuore della gente e ogni progetto mi permette di farlo in modo diverso. Comunicare in modo autentico è il fil rouge di tutto ciò che faccio”.
Gianluca Gazzoli nel personale: qual è la sua paura più grande?
“Il mio timore più grande è la paura di sprecare opportunità. L’idea di non riuscire a portare a termine qualcosa o di non fare una determinata esperienza è un pensiero che mi logora, nella vita cerco sempre di vivere ogni occasione al massimo. Non voglio invecchiare con dei rimpianti”.
Dopo una prima parentesi a Deejay TV, dal 2019 ha iniziato a condurre un programma tutto suo sulle frequenze di Radio Deejay. Cosa ricorda del suo primo intervento in diretta?
“Il primo momento in diretta a Radio Deejay è stato l’attimo, di tutta la mia carriera lavorativa, che avevo più sognato. Radio Deejay era il motivo per cui ho iniziato a girare i primi video, a farmi conoscere come presentatore e speaker. Arrivare lì è stato come arrivare in NBA: una grandissima emozione”.
Lei è co-founder del progetto Passa dal BSMT, un podcast che racconta storie di grande ispirazione. Dal BSMT sono passati Valentino Rossi, Claudio Marchisio, Ben Affleck, Matt Damon e Bob Sinclar. Qual è il personaggio che lo ha emozionato di più?
“Non posso che essere grato a tutti gli ospiti che sono passati di qui e che hanno raccontato le loro storie senza filtri. Valentino Rossi è quello che mi ha più colpito: uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi è entrato dalla porta di quella che io considero la mia seconda casa e parlare con lui della sua vita e della sua carriera, scoprire una persona così genuina, è stato incredibile. Al BSMT invito ospiti che stanno lasciando un segno in quello che fanno e che hanno a che fare con le mie passioni… Magari un giorno passerà di qui qualche star dell’NBA. Non mi sono mai posto dei limiti, ho sempre sognato in grande. Ho sempre pensato: Dream Big”.
All’interno del BSMT ci sono oggetti e cimeli di ogni tipo: scarpe, fumetti, quadri, palloni, action figures… Qual è l’oggetto a cui è più legato?
“Nella mia classifica personale ci sono il casco firmato da Valentino Rossi, la maglia firmata da Giannis Antetokounmpo e un quadro con le tavole disegnate e ideate da Claudio Sciarrone e Roberto Gagnor di Topolino Magazine, che mostrano i passaggi della mia ‘paperinizzazione’ in Gianduck Gazzosa. Quest’ultimo è letteralmente il mio sogno da bambino divenuto realtà”.
Lei è un “self-made man” però, come in una partita importante, avere una squadra su cui fare affidamento è fondamentale…
“All’inizio per me era indispensabile riuscire a fare tutto da solo. Ad un certo punto, però, se vuoi fare grandi cose devi avere una squadra alle spalle su cui puoi fare totale affidamento. Prendo esempio da Michael Jordan: solo quando ha iniziato a coinvolgere i suoi compagni di squadra ha iniziato a vincere le partite e i titoli che contavano di più per la sua carriera. Da soli si fa veloci, ma insieme si va lontano. Non posso non citare mia moglie Sara: senza di lei non sarei riuscito ad arrivare dove sono ora. I miei progetti sono anche frutto dei suoi sacrifici, lei è una spalla morale ed un sostegno continuo, ma è anche parte integrante e colonna portante del progetto BSMT”.