Ci si fa gli occhi dolci tra le due coste dell’Atlantico. In seguito alla sconfitta delle negoziazioni internazionali condotte dall’OMC, Bruxelles e Washington rilanciano l’idea di creare insieme una delle più importanti zone di libero scambio al mondo. Secondo i nostri rappresentanti politici, se l’accordo andasse in porto, ci sarebbe la creazione di nuovo impiego, la crescita economica si riaprirebbe. In breve, noi potremmo uscire dalla crisi, noi saremmo più forti. Tutto dipende da ciò che ingloba questo «noi». Pensate di farne parte?
Ecco qualche spiegazione che potrebbe aiutarvi a posizionarvi. (IGA)
Gli Usa e l’Unione Europea negoziano da diversi anni, in maniera discreta, la messa in opera di un mercato transatlantico. Previsto per il 2015, questo progetto implica :
-l’attivazione di nuove istituzioni transatlantiche – come il Consiglio Economico Transatlantico – che agirebbe in maniera non democratica (nessun dibattito parlamentare, rappresentanti non eletti) per influenzare un numero crescente di decisioni politiche,
-l’armonizzazione di numerose legislazioni europee e americane oltre che sul piano commerciale anche sulla sicurezza,
-una diplomazia europea sempre più allineata con quella degli USA,
-la messa in opera di un governo mondiale basato sulle norme di mercato.
Concretamente, il mercato transatlantico si instaura attraverso una dozzina di accordi politici segnati tra gli USA e l’Unione Europea (e per alcuni di loro, i parlamenti nazionali) i quali riguardano tutti i campi della vita : lavoro, salute, alimentazione… Anche :
1 – il mercato transatlantico uniforma tutto quello che è necessario alla libera circolazione delle merci (beni, servizi, investimenti…) di una parte e dell’altra dell’Atlantico, scegliendo di rafforzare prioritariamente la « libera-concorrenza » e la competitività. Questo significa che i mercati finanziari e le imprese multinazionali possono agire sempre più liberamente su uno spazio geografico sempre più esteso.
2 – da questa estensione geografica della competizione economica, il mercato transatlantico favorisce la fusione/acquisizione di imprese, dando alle imprese multinazionali un controllo sempre più grande sull’economia e sulla finanza (nel 2005, le 500 più grandi imprese controllavano già la metà del commercio mondiale!) a scapito di numerose PME e di indipendenti.
3 – il mercato transatlantico minaccia l’autonomia politica degli eletti locali. Da una parte, rafforza il potere finanziario delle multinazionali anche se alcune di loro sono già più potenti degli Stati (così, Toyota è più ricca di Israele, Wal Mart più ricca della Grecia, Exxon più ricca dell’Austria..). Dall’altra parte, gli accordi transatlantici fanno la scelta di non armonizzare le norme sociali, fiscali, ambientali, instaurando anche una concorrenza tra i sistemi legislativi che favorisce la pratica del dumping… a scapito delle finanze pubbliche, delle condizioni di lavoro, dei salari, della sanità pubblica e del benessere generale delle popolazioni.
4 – Rafforzando il potere dei mercati finanziari e delle multinazionali sui poteri politici locali, il mercato transatlantico minaccia di intensificare la privatizzazione dei servizi pubblici e della Sicurezza sociale. L’accesso universale ai servizi essenziali (insegnamento, trasporti, cultura,…), il diritto a pensioni degne, delle cure di sanità accessibili, dei sussidi di disoccupazione e degli aiuti sociali minimi e incondizionati… tutte queste conquiste sociali solidali, per le quali generazioni si son battute, sono messe in pericolo. Il mercato transatlantico renderà quindi più povera una grande parte della popolazione, e accentuerà ancor più la pressione all’abbassamento dei salari e delle condizioni di lavoro.
5 – Il mercato transatlantico non risponde per caso alle esigenze delle imprese multinazionali. In effetti, le decisioni politiche che presiedono alla creazione di questo mercato sono il frutto diretto delle lobbing di potenti imprese private, che agiscono a volte in maniera ufficiosa, a volte a titolo di esperti ufficiali. La sottomissione di una parte del mondo politico agli interessi privati è qui causa (a titolo di esempio, circa l’8 % dei parlamentari europei sono membri di una lobby che difende gli interessi delle multinazionali : il Transatlantic Policy Network).
6 – Lontano da essere uno spazio di libertà per tutti, il mercato transatlantico prevede importanti misure di sicurezza : per difendere il diritto alla proprietà intellettuale, ma anche per sorvegliare più strettamente le popolazioni. In nome della lotta anti terroristica, gli USA e l’UE mettono in opera degli accordi giudiziari, penali e polizieschi che contravvengono gravemente ai principi stessi della democrazia (diritto alla vita privata, processi equi, separazione dei poteri,…). Definendo l’atto terroristico come la volontà di destabilizzare uno Stato o di influenzarlo nelle sue decisioni, le legislazioni sulla sicurezza transatlantica possono essere utilizzate a scopi repressivi contro i sindacati, ONG e movimenti sociali. Con, « alla chiave », dei metodi di inchiesta speciali, una segnalazione generalizzata delle popolazioni e una rimessa in causa di certi diritti elementari della difesa (come il divieto di accesso ai posti classificati « segreto di difesa »).
7 – Infine, il mercato transatlantico ha ugualmente come fine l’estensione delle logiche del mercato competitivo all’insieme del pianeta, accordando così alle imprese multinazionali il diritto di sfruttare le popolazioni e le risorse naturali senza limiti. Il mercato transatlantico contribuirà quindi ad aggravare la povertà e le inuguaglianze tra « Nord/ Sud », deteriorando sempre più gli ecosistemi, la biodiversità, il clima. Facendosi, esso moltiplicherà i rifugiati climatici, rincarerà il prezzo delle derrate di base e ipotecherà l’avvenire e il benessere delle generazioni future.
8 – la dinamica transatlantica prosegue allargando il processo europeo di mercato unico, sostenuto dai governi nazionali che occultato troppo spesso le responsabilità nascondendosi dietro le autorità europee. Tuttavia, i poteri nazionali non sono senza potere, e questo lo prova il loro veto alla decisione della Commissione europea di autorizzare l’importazione in Europa di polli americani trattati con agenti chimici (poulet clorati). Un progetto che gli Stati sono giunti a fermare, anche se il braccio di ferro prosegue in seno all’organizzazione Mondiale del Commercio. Più che mai, è grande il pericolo di vedere i rapporti sociali sottomessi ad una logica sempre più di mercato.
La nostra denuncia degli accordi di mercato tra gli Usa e l’Europa non deve essere soprattutto confusa con l’antiamericanismo primario. Essa focalizza al contrario una rimessa in questione dei trattati che, dall’Atto Unico Europeo (1986) al trattato di Lisbona (2009), rendono l’Europa più dei mercati a discapito dell’Europa dei popoli. In questa logica, il mercato transatlantico permetterà di passare ad una velocità superiore. Mentre è necessario fare marcia indietro !
In quanto cittadini, noi esprimiamo il nostro disaccordo fondamentale per questo progetto :
Contro chi spoglia il mondo politico dei suoi poteri sovrani a profitto del mercato.
Contro chi privilegia gli interessi privati del mondo degli affari, a scapito delle preoccupazioni democratiche, sociali, ambientali, sanitarie, e umaniste che sono per noi uno dei valori fondamentali.
Condannando il mercato transatlantico (così come i progetti europei o americani simili condotti con altri paesi), noi vogliamo che i nostri responsabili politici si posizionino chiaramente contro questo progetto mettendoci un termine esigendolo dalle istituzioni europee (Consiglio, Commissione, Parlamento) :
-una rimessa in discussione degli accordi intenazionali che concedono dei poteri estesi alle imprese private e ai mercati finanziari (via l’estensione geografica delle « libertà economiche),
-una separazione stretta tra i rappresentanti politici e le lobby d’affari, la sottomissione dei responsabili politici agli interessi puramente privati essendo in sé inaccettabili,
-delle garanzie democratiche di legittimità elettorale e di trasparenza per i dibattiti e per le decisioni dal momento in cui le istituzioni (europee, transatlantiche, mondiali) esistenti sono messe in opera,
-l’adozione di legislazioni che accordano all’umano, al sociale e all’ecologia una priorità politica sulle norme di mercato e sulle esigenze commerciali, questo implica notoriamente una regolazione e un controllo pubblico delle attività delle multinazionali e dei mercati finanziari,
-la soppressione delle legislazioni riguardanti la sicurezza che contravvengono alle libertà fondamentali e democratiche.
Traduzione a cura di Claudia Begnis. Michel Collon e’ un giornalista e scrittore indipendente, fondatore del Collettivo Investig’Action.
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