Tanti potrebbero pensare che il tema della sostenibilità ambientale e della conseguente necessità di una transizione energetica dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili sia passato in secondo piano di fronte agli eventi degli ultimi mesi. Non è così.
Al contrario, proprio la necessità di diversificare le fonti energetiche e ridurre il rischio di dipendenza geopolitica delle forniture da uno o pochi paesi, spinge in direzione di un’accelerazione negli investimenti in energia rinnovabile. Quella ambientale è solo una delle declinazioni del tema della sostenibilità e corrisponde alla lettera E (environment) dell’acronimo ESG, ma è probabilmente la più sentita, affiancata dalla S di social e dalla G di governance.
A parlarne con WSI è Giovanni De Mare, country head Italy di AB, asset manager Usa che gestisce a livello mondiale oltre 730 miliardi di dollari di masse e che ha posto l’approccio alla sostenibilità al centro della sua filosofia, facendola diventare parte del suo DNA non solo per la selezione di investimenti che offre al pubblico degli investitori ma anche per averla incorporata in ogni aspetto dell’attività d’impresa, da ormai 10 anni.
“Siamo stati dei precursori – è la sottolineatura con cui De Mare inizia l’intervista –. La sostenibilità è un valore che integriamo all’interno della nostra filosofia e cultura aziendale, a cominciare dalla riduzione dei consumi di plastica e di energia nei nostri uffici. Per esempio, l’utilizzo di energia è stato già ridotto del 30% e stiamo proseguendo in questo processo. Ci siamo posti l’obiettivo di avere oltre il 65% dei nostri dipendenti che lavorano in edifici green entro il 2025”.
Come si traduce questa postura organizzativa dell’asset manager sul fronte degli investimenti? “In primo luogo nel fatto che tutti i nostri fondi azionari, obbligazionari e multiasset, disponibili sul mercato italiano, sono in linea con la normativa Sfdr (Sustainable finance disclosure regulation) articoli 8 e 9 – risponde De Mare –. E poi nei tre pilastri che sono alla base della nostra cultura sostenibile: l’attività di engagement; l’offerta di contenuti formativi e informativi ad alto valore aggiunto grazie alla partnership con la Columbia Climate School della Columbia University; il modello di scoring, ossia di attribuzione di valore Esg agli investimenti che selezioniamo, sviluppato internamente”.
Questi tre pilastri hanno consolidato l’impegno di AB sul tema della sostenibilità. “AB – commenta De Mare – spicca fra i gestori statunitensi per l’impegno profuso su questo fronte. Non a caso siamo stati l’unico asset manager Usa a classificarci tra le tre migliori case di gestione nell’edizione 2021 del Salone Sri”.
L’attività di engagement
L’attività di engagement è uno degli strumenti più efficaci nella lotta per la sostenibilità in quanto agisce direttamente sulle imprese, indirizzandone i comportamenti e le scelte.
I gestori attivi possono esercitare un’influenza in veste di proprietari, incoraggiando il management ad attuare miglioramenti che vadano a beneficio degli stakeholder – dai clienti, ai dipendenti, alle comunità – e sostengano al contempo i rendimenti degli azionisti. “Per chi investe – commenta De Mare – sapere che un team di gestione si impegna in una solida strategia di engagement rappresenta un vantaggio”.
Secondo i dati del proxy advisor statunitense Glass Lewis, il sostegno degli azionisti per le proposte ambientali presentate dalle imprese statunitensi è salito in media al 42% nella prima metà del 2021 dal 31% dell’anno precedente. Inoltre, il 57% circa delle imprese della classifica Fortune 100 ha comunicato obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nei proxy statement del 2021, in aumento dal 35% nel 2020.
“Noi diamo grande importanza al lavoro svolto al fianco delle aziende in cui investiamo – spiega il responsabile per l’Italia di AB –. Cerchiamo di sensibilizzarle e guidarle verso scelte più sostenibili, in modo da raggiungere standard di sostenibilità superiori”.
Le cifre citate da De Mare sono di tutto rilievo. AB ha realizzato oltre 10.000 incontri con il management nel corso del 2019, oltre 12.000 nel 2020 e il numero è ancora in crescita. Nel 2021 i team di portafoglio di AB hanno condotto 1.566 engagement con 1.091 imprese su decine di argomenti Esg, dalle emissioni di carbonio alla salute e sicurezza dei dipendenti alle retribuzioni dei dirigenti.
L’informazione e la formazione
L’informazione e la formazione rappresentano il secondo pilastro della strategia green di AB, come spiega il suo responsabile per l’Italia: “L’obiettivo è imparare a conoscere meglio, sia nel settore della gestione patrimoniale che in altri ambiti, gli impatti del cambiamento climatico”.
La fonte primaria da cui trarre queste conoscenze è ovviamente l’ambito scientifico-universitario e proprio per questo AB ha avviato nel 2017 una partnership con il Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, una delle più importanti istituzioni universitarie degli Stati Uniti.
Grazie a questa partnership AB ha potuto elevare i contenuti informativi e formativi veicolati ai propri gestori e ai propri clienti relativamente al tema del cambiamento climatico.
La partnership ha permesso di avviare il programma di formazione Climate Science and Portfolio Risk, incentrato su impact investing e cambiamenti climatici che, racconta De Mare “risponde alla primaria esigenza dei gestori patrimoniali, i quali hanno bisogno di conoscere in modo più approfondito le complesse questioni riguardanti il cambiamento climatico e il suo impatto sui risultati economici e finanziari delle imprese.
Si tratta di un programma esclusivo, il primo del suo genere, a cui hanno partecipato i nostri analisti e portfolio manager, che hanno così potuto integrare le loro conoscenze finanziarie con quelle scientifiche legate ai cambiamenti climatici, diffondendole poi ai nostri clienti”.
La selezione degli investimenti
A chiudere il cerchio dell’impegno di AB sul fronte della sostenibilità c’è l’aspetto legato più direttamente al tema degli investimenti, ossia la selezione degli stessi. Questa è basata su un modello di valutazione (scoring) proprietario, sviluppato internamente, che tramite l’utilizzo di un’apposita strumentazione tecnologica permette di integrare al meglio le valutazioni di natura Esg nelle analisi che vengono condotte sulle singole società.
Spiega De Mare: “Molti gestori usano rating Esg di terzi che potrebbero tuttavia non riuscire a cogliere il quadro completo. Inoltre, i rating spesso riflettono il comportamento passato di un’impresa e non indicano se sta cambiando in meglio. Noi crediamo che le questioni Esg debbano essere integrate nella ricerca fondamentale per valutare al meglio sia il comportamento che il potenziale di rischio/rendimento delle imprese. Gli analisti fondamentali, che conoscono a menadito il business e la situazione finanziaria di un’impresa, possono valutare al meglio l’influenza delle questioni Esg sulle sue prospettive nonché la disponibilità della stessa a evolvere per promuovere un cambiamento positivo”.
In tutto ciò la tecnologia è fondamentale in quanto rende più efficiente e ricco tutto il processo. AB ha sviluppato e utilizza ESIGHT, uno strumento di collaborazione dove gli analisti possono trovare i documenti di ricerca Esg, il punteggio assegnato dalla ricerca proprietaria alle società, le informazioni sulle attività di engagement messe a disposizione dagli altri analisti e dai componenti dei team di investimento di AB, nonché da fonti esterne qualificate. ESIGHT, dedicato alla componente azionaria, trova il suo corrispettivo obbligazionario in PRISM.
Per De Mare “l’integrazione delle tematiche Esg lungo tutto il processo di investimento, con procedure coerenti e ripetibili e seguendo una metodologia formalizzata, dovrebbe essere una caratteristica base dei portafogli conformi alla direttiva Sfdr. Per esempio, nel valutare specifici titoli, i gestori di portafoglio e gli analisti dovrebbero innanzitutto determinare quali sono le questioni Esg rilevanti per il business di un’impresa e dovrebbero poi individuare, valutare e incorporare i rischi e le opportunità relativi a tali fattori nelle decisioni di investimento”.
Inoltre, in AB viene ritenuta fondamentale la collaborazione tra analisti fondamentali e specialisti Esg nonché la documentazione dell’attività di ricerca e di engagement svolta. “Nei nostri portafogli conformi alla direttiva Sfdr teniamo traccia dell’engagement attivo e dei voti che esprimiamo nelle assemblee delle società in cui investiamo, con l’obiettivo di migliorare la ricerca e sollecitare l’azione. Inoltre incoraggiamo i team di gestione a prendere decisioni a lungo termine che permettano di ottenere risultati finanziari positivi e sostenibili per l’impresa, i suoi stakeholder e per i nostri clienti.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia