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La ripresa forse è una grande illusione

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NEW YORK (WSI) – Già dieci anni fa l’economia globale sembrava essere sulla via della guarigione quando il Fondo Monetario Internazionale si era riunito a Washington. A quel tempo Alan Greenspan aveva tagliato i tassi di interesse ufficiali negli Stati Uniti all’1%, dopo il crollo del boom delle dotcom, e la più grande economia del mondo aveva risposto al trattamento. Il Regno Unito poi era al suo 12° anno di crescita ininterrotta e le aziende occidentali inoltre si affollavano in Cina, ora che faceva parte dell’Organizzazione mondiale del commercio.

L’aspettativa era che i bei tempi sarebbero durati per sempre. Nessuno pensava che una crisi del genere e un fallimento totale del sistema fosse proprio dietro l’ angolo.

Il Guardian fa notare come il mondo oggi, nel 2014, non sia dissimile da quello del 2004. La spinta fornita dal denaro a buon mercato ha ottenuto lo spostamento dell’economia globale. L’inflazione misurata dal costo dei beni e dei servizi è bassa, ma i prezzi degli asset stanno iniziando a mormorare.

Alcuni analisti ritengono che il periodo di bassa inflazione e continua espansione è tornato, dopo la pausa causata dal crash.

Le recessioni infatti tendono ad essere l’eccezione piuttosto che la norma e solitamente i Paesi alla fine ritornano ad un tasso tendenziale di crescita. Nel Regno Unito è al 2%; negli Stati Uniti è un po’ più alto; nella zona euro un po’ più basso. Questo potrebbe essere l’inizio di una lunga ripresa globale costruita sul cambiamento tecnologico e l’avvento del potere d’acquisto della classe media nelle economie in rapida crescita dei mercati emergenti.

Oppure si potrebbe trattare solamente di un pensiero di gruppo e quindi di niente di reale, anche perché vi sono, anche in questo caso, dei segnali a riguardo.

La prima caratteristica senza dubbio è la volontà del WEO (World Economic Outlook) di essere pubblicato il martedì. Dal picco nel 1970, il trogolo dei tassi di interesse è stato inferiore in ogni ciclo successivo e sono ora a malapena sopra lo zero. Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sono stati solo in grado di tornare al loro tasso tendenziale di crescita attraverso periodi di politica monetaria più flessibile e più libera.

La seconda minaccia è un crollo del mercato obbligazionario, visto che le banche centrali di tutto il mondo cercano un ritorno della politica monetaria ad un ambiente più normale. Queste stanno adottando ora un approccio più prudente a questo processo, con la Federal Reserve che ha ridotto gradualmente la quantità di titoli acquistati.

La ragione per cui i mercati obbligazionari hanno bisogno di essere guardati è semplice. Con l’acquisto di un gran numero di titoli, le banche centrali hanno aumentato il loro prezzo. Il rendimento (tasso di interesse) su un prestito obbligazionario si muove inversamente al suo prezzo, così come i prezzi delle obbligazioni salgono se il rendimento scende. Quando arriva il momento di vendere le obbligazioni di nuovo al mercato, dovrebbe accadere l’opposto.

Infine vi è un altro problema da non sottovalutare e che il mondo ignora. In un’intervista la settimana scorsa, Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha avvertito del rischio di conflitti per le risorse entro i prossimi cinque o dieci anni a meno che la comunità internazionale non faccia qualcosa riguardo il riscaldamento globale. Il catalogo degli eventi meteorologici estremi infatti, dalle inondazioni nel Regno Unito alla siccità in Australia, è in crescita.

In conclusione, il problema è sempre lo stesso: si tratta di compressioni salariali, alto tasso di disoccupazione, il debito, l’austerità e la povertà. Basti pensare che le 85 persone più ricche del pianeta possiedono la stessa ricchezza della metà della popolazione mondiale, ma sembrano ignari del rischio di un diffuso malcontento sociale.