Roma – Il premier russo Vladimir Putin accusa i paesi occidentali come la causa principale per il caro petrolio, con i prezzi spinti al rialzo dalle guerre in Nord Africa e dall’invasione dell’Iraq nel 2003 da parte degli Stati Uniti.
“Non siamo noi ad aver posto le condizioni per il forte rialzo del prezzo del petrolio”, ha detto Putin, accusando ripetutamente gli Stati Uniti e i suoi alleati di alterare la stabilità globale negli ultimi decenni trascorsi e di spingere con eccessiva forza verso la democratizzazione al solo scopo di soddisfare le ambizioni geopolitiche americane, secondo quanto riporta Reuters.
“Chi sta creando i problemi in Nord Africa? Noi? No. Chi sta creando problemi in Iraq? Noi? No”, ha detto con forza Putin, durante l’incontro con Mykola Azarov, la sua controparte ucraina. “Non abbiamo niente a che fare con tutto questo”.
I premier dei due paesi si sono incontrati per discutere sul prezzo del gas dalla Russia, considerato eccessivamente elevato dall’Ucraina. Putin ha comunque difeso il meccanismo di prezzo esistente e ha ricordato che sebbene la Russia sia un grande produttore della risorsa, non ha la forza per determinare il prezzo di mercato.
Nell’affrontare il tema è partito un altro attacco contro gli speculatori: “Siamo noi che speculiamo nel mercato, dove appena il 12% degli scambi sono effettivi e il resto è cartaccia?”.