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La scure di Moody’s si abbatte sul Giappone, valutazione declassata

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Tokyo – La società di rating Moody’s Investors Service ha deciso di tagliare il rating del Giappone di un notch, ad AA3, citando il continuo accumulo di debito sin dal 2009 e i continui cambi nella leadership del paese che hanno impedito l’implementazione di misure economiche efficaci per il lungo termine.

“Negli ultimi cinque anni, i cambi al vertice nell’amministrazione (del Giappone) sono stati frequenti e hanno fatto in modo che il governo non riuscisse ad implementare strategie economiche e fiscali efficaci e di lungo periodo”. Il paese si prepara ad eleggere il sesto primo ministro negli ultimi 5 anni, con l’attuale premier, Naoto Kan, criticato per le risposte del governo allo tsunami di marzo e alla crisi nucleare. A maggio la notizia che la società di rating avrebbe potuto rivedere l’allora valutazione AA2 del Giappone.

Il downgrade in giornata, che segue la perdita della tripla ‘A’ da parte degli Stati Uniti, non fa che ricordare al mercato il deterioramento della posizione fiscale in gran parte dei paesi industrializzati.

Giusto due mesi fa, a giugno, Moody’s aveva avvertito che sarebbe potuta intervenire per declassare il merito di credito dell’Italia.

“Il Giappone deve raggiungere una crescita economica di almeno il 3% annuo, se vuole mantenere il deficit sotto controllo e contenere l’aumento del debito”, ha detto in un’intervista a Reuters Tom Byrne, senior vice president e regional credit officer di Moody’s. “La chiave di tutto sarà cercare di aumentare la produttività. Devono essere introdotte delle riforme nel lato dell’offerta, ma se il Giappone riuscirà ad aumentare la produttività, allora una crescita del 3% sarà possibile”.

L’intenzione del governo di aumentare la tassa sui consumi del 5% non sarebbe abbastanza per stabilizzare le finanze. “Non basta. E il governo lo sa. L’unica cosa che tale misura potrà fare … sarà quella di ridurre della metà il deficit primario, al 3% del Pil”.