di Giovanni Falcone, esperto di consulenza e formazione antiriciclaggio e titolare di Falcone Consulting
“L’economia sarà il nostro destino”. Questa è una locuzione spesso ripetuta da un noto filosofo tedesco di cui oggi mi sfugge il nome.
Da un po’ di tempo a questa parte, in verità , sono in molti che si stanno impegnando a tradurre in azioni concrete ogni sforzo per raccogliere la fiducia della rete retail di tutte le banche, cioè di tutti i risparmiatori, per propugnare gli investimenti necessari per aiutare l’impresa a crescere.
Il primo ad esprimersi in questo senso, è stato l’amministratore delegato del più grande gruppo bancario nazionale: Banca Intesa Sanpaolo. Carlo Messina che, in occasione di un incontro per una tavola rotonda al 2° Congresso nazionale della First Cisl organizzato nella tarda primavera del 2022, ha lanciato l’idea di “convogliare il risparmio delle famiglie in investimenti utili alla crescita delle imprese”.
A seguire poi, sullo stesso tema degli investimenti privati nell’economia nazionale è intervenuto il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) Antonio Patuelli, guardando un risparmio privato in ascesa sui conti correnti, ma poco incline a investire nella crescita delle imprese sul nostro territorio. Lo stesso Patuelli ha auspicato anche un intervento dello Stato per favorire questo processo virtuoso intervenendo sulla leva fiscale, onde indurre il risparmiatore a scelte più convenienti.
Insomma, da più parti si é registrato questo tipo di allarme finalizzato a migliorare l’appeal del risparmiatore che, anche complici i numerosi scandali finanziari, è andato a ridursi sempre di più. La stagione in cui i correntisti delle diverse banche erano invitati in filiale dai direttori per pianificare l’investimento più utile ed opportuno agli interessi del risparmiatore sembra lontano, forse non sembra neanche esistito.
Aiuto pubblico all’economia
Apprendere oggi che il governo sta lavorando per fornire una garanzia pubblica sui Piani Individuali di Risparmio (Pir), per escludere dall’imposizione sui redditi da capitale gli investimenti in piccole e medie imprese è certamente una buona notizia. La volontà , come ricorda recentemente “MF-Milano Finanza”, è di favorire il passaggio della grande liquidità di cittadini e imprese verso il sostegno all’economia reale. In questa direzione si muovono quindi due proposte di legge, entrambe targate Fratelli d’Italia e messe a punto dal deputato Andrea de Bertoldi.
Alla radice c’è la stessa linea di principio, enunciata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che punta ad accrescere la quota di debito pubblico in mano a italiani e a residenti nella Penisola, anche con l’introduzione di strumenti dedicati. I tecnici stanno ancora limando i testi definitivi delle due proposte, di cui si cominciano a vedere i contenuti generali.
In tal senso, si prevede di escludere dall’imposizione come reddito da capitale gli investimenti fatti da persone fisiche in piccole e medie imprese, quotate e non quotate. In concreto, se si decide, ad esempio, di sostenere con 200 mila euro l’aumento di capitale di una srl, spostando nell’operazione risorse parcheggiate in conti correnti oppure già investite, l’eventuale guadagno sarà esente da tassazione. In caso di minusvalenza, questa potrà essere portata in deduzione nei successivi cinque anni.
Più articolato l’intervento sui piani individuali di risparmio (Pir), che intende agire su alcune barriere in entrata. In base alla proposta, persone fisiche e imprese che investono nei Pir potranno contare su una garanzia pubblica attorno al 30% o 40% attraverso una sezione speciale del Fondo Pmi previsto dalla legge 662 del 1996, che sarebbe alimentata con circa 100 milioni l’anno fino al 2033. Oltre alla copertura offerta, la grande novità di questa proposta è la possibilità per le aziende di investire nei Pir, finora limitata alle persone fisiche.
Tutela del risparmio
Al netto dei buoni propositi di tutti – imprenditori, associazioni di categoria e Governo -, faremmo bene ad assimilare a sufficienza la portata dell’articolo 47 della Costituzione che ci osserva da oltre settant’anni, laddove ci ricorda che “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”.
Se è vero questo, quando una banca chiama la propria rete retail proponendo di investire risorse per l’acquisto di un determinato prodotto (pensiamo alla truffa dei diamanti solo per fare un esempio), sulla quale già si è espressa l’Autorità per le garanzie e le comunicazioni (l’Antitrust) con pesantissime sanzioni amministrative irrogate contro le principali banche nazionali, gli organi istituzionali deputati al controllo – Banca d’Italia e Consob nello specifico – devono svolgere quel ruolo super partes, nella veste di arbitro cui si ispira la carta Costituzionale, senza dire, come ahinoi è stato detto, anche nell’audizione della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle banche presieduta dall’On.le Carla Ruocco, che trattasi di un’attività estranea ad investimenti finanziari.
Nello specifico, bastava suggerire o disporre una “stima, una perizia” del prodotto offerto (diamanti), per sventare sul nascere la truffa che tanto discredito ha arrecato alla fondamentale fiducia che deve esistere nel mondo del risparmio.
Per la fortuna di tutti, solo recentemente è intervenuta la sentenza n. 2342/2022 pubbl. il 21/11/2022 della Sezione civile del tribunale ordinario di Monza, con la quale è stato fornito un punto di vista riguardante la “truffa dei diamanti” perpetrata in danno della clientela retail delle più importanti banche del panorama nazionale, con grave nocumento al mondo del risparmio.
La sentenza, otto pagine in tutto che ognuno può leggere e approfondire, stabilisce in primis il fatto che si è trattato di di un “investimento finanziario” e come tale sottoposto alle regole del Testo unico della finanza e del Codice civile, contrariamente a quanto sostenuto dalla Banca d’Italia quando ha detto che trattasi di un’attività non finanziaria posta in essere dalle banche, trattandosi invece di mera truffa, nel goffo tentativo di chiamarsi fuori da ogni responsabilità per la mancata opera di tutela del risparmiatore (clientela retail).
Insomma, tanto la lungimiranza dei nostri Padri costituenti che pronunce di questo tenore ci suggeriscono di “conservare il pessimismo per i giorni migliori” che, con la fine della guerra, la pandemia alla spalle, l’inflazione galoppante e una siccità mai vista prima, sicuramente arriveranno e dobbiamo essere assolutamente pronti a ripartire, insieme, per dare una mano all’economia di questo grande Paese: l’Italia!