Roma – Di questi tempi, è diventato normale parlare di un possibile ritorno della Germania al marco, della Grecia alla dracma, dell’Italia alla lira. Non stupisce dunque che anche la Spagna, tallone d’Achille dell’Europa insieme alla Grecia (ma anche all’Italia), si ponga la stessa domanda. Il paese lo ha già fatto, con la penna dell’economista spagnolo Lorenzo Bernanldo de Quiros che, in un articolo pubblicato su “El Mundo”, ha più o meno auspicato che il paese torni alle proprie origini, lasciando l’Eurozona e…tornando alla peseta. Questo, a meno che Mario Draghi non riesca a inventarsi davvero qualcosa di magico, per salvare Madrid. (e la risposta arriverà tra qualche ora).
Ambrose Evans-Pritchard, editorialista del Telegraph, riassume quanto detto dall’economista, che afferma che la questione non è tanto se il peggio, per la Spagna, accadrà , ma piuttosto se “è meglio, per la Spagna, avviare una ristrutturazione del debito fuori o dentro l’Unione monetaria”.
Continuando, l’esperto afferma che “dentro l’euro e senza risorse finanziarie, una riduzione del debito non porterà a nulla”; anzi, “l’economia iberica attraverserebbe un periodo di profonda deflazione, con tagli ai prezzi e ai salari, al fine di ripristinare la propria competitività . Si tratterebbe di uno scenario impossibile, o al limite improbabile”.
Il processo richiederebbe poi troppo tempo, con la fuga dei capitali che continuerebbe. Per Lorenzo Bernanldo de Quiros – che è anche responsabile dell’associazione Freemarket Corporate Intelligence – si arriverebbe a quella situazione in cui “il serpente si morderebbe la coda in una spirale diabolica”.
Un’uscita della Spagna dall’Eurozona potrebbe invece rivelarsi il male minore. L’economista fa riferimento al caso in cui, nel 1931, il Regno Unito e i paesi scandinavi lasciarono il sistema aureo in anticipo rispetto agli altri: la loro ripresa fu decisamente migliore di quella di altri paesi come Francia, Polonia, Belgio, Italia e Olanda, che invece rimasero ancorati a un sistema disfunzionale.
L’esperto Ambrose-Pritchard, pur mettendo in evidenza come l’analisi dell’economista iberico non tiene in considerazione le conseguenze che l’Eurozona soffrirebbe, nel caso di una eventuale uscita della Spagna dall’euro, conclude: “Chi può contraddirlo? Il tasso di disoccupazione è ora al 24,6%, o quasi al 29% se si adotta il metodo utilizzato agli inizi degli anni ’90. Si tratta del valore peggiore della storia del paese. E non si vede alcuna luce alla fine del tunnel. E’ pece nera. L’Unione monetaria è davvero distruttiva”.