Società

“Le tasse? Una cosa bellissima”: Cosi diceva ex Ministro dell’Economia

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Correva l’anno 2007 e l’allora Ministro dell’Economia e delle finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, oggi defunto, diceva: «La polemica anti tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente».

In teoria la frase è condivisibile, nella misura in cui chi ti chiede il “balzello” lo fa in modo equo, secondo il principio costituzionale di cui all’art.53 che mai come in Italia, viene quotidianamente sbeffeggiato e vilipeso[1].

In teoria, per l’appunto!

In pratica è un altro mondo, un altro pianeta, dove la spesa pubblica viaggia per conto suo, con opere pubbliche che non vedono mai la luce – c.d. “opere incompiute”, amministratori di banche che in modo irresponsabile provocano disastri, con fallimenti a catena e stipendi faraonici e nessuno paga pegno o meglio, paga “pantalone”, cioè i soliti noti e quindi i risparmiatori, una massa indistinta senza nome e senza voce, dove i controlli, anche Istituzionali, quando ci sono fanno acqua da tutte le parti.

E potrei continuare a parlare del “mondo pensioni”, dove al mondo delle 500 euro al mese, dove è vietata finanche la sopravvivenza, si contrappongono altre da 50 – 80 mila euro concesse a papaveri di vario genere (ex manager pubblici, politici con 40 o 50 anni di onorata carriera nelle aule Parlamentari etc.).

La spesa pubblica, dicevo

Ricordo una volta, quando facevo il finanziere, ero giovane con tanto entusiasmo, convinto com’ero che il vero “tallone d’Achille” del nostro Paese fosse la spesa pubblica dicevo sempre ai miei collaboratori: “Dal momento che non riusciamo ad incidere a sufficienza nel recupero dell’imponibile sottratto alla tassazione, cerchiamoci un varco nel controllo della spesa pubblica.

Ivi giunto al Comando di un Reparto scrissi una lettera all’Assessorato al bilancio di quella Regione e, adducendo la necessità di un “aggiornamento d’archivio”,  chiedevo l’elenco delle imprese operanti nel settore ”turistico” che, nell’ultimo quinquennio avessero ricevuto contributi in conto capitale (a babbo morto) per importi superiori ad una certa cifra (se non erro parlai di 200 milioni delle vecchie lire).

La fine del mondo: una richiesta del genere, a detta del dirigente dell’ufficio pubblico preposto non si era mai vista laddove, in modo zelante, frappose una serie di difficoltà per esaurire la richiesta.

Il capo pattuglia, al quale avevo affidato l’incarico della consegna, mi telefona trafelato, dicendomi: “Comandante, qui vogliono sapere chi è il destinatario dell’indagine e la delega della Procura della Repubblica che ha disposto gli accertamenti.”

Subito dopo, a seguire, mi passa a telefono lo zelante funzionario il quale aggiunse: “Comandante, noi da sempre siamo a disposizione, tuttavia non mi potete fare una richiesta del genere che non si è mai vista. Io sto qua da trent’anni. Mi dovete dire su quale azienda turistica state indagando, gli estremi del fascicolo giudiziario ricevuto dalla magistratura  e io vi do tutto quello che abbiamo.”

Feci notare all’esimio interlocutore che non c’era alcun bisogno della “delega di indagine dell’Autorità giudiziaria”, giusto il contenuto dell’articolo 55 del Codice di Procedura penale che consente l’esercizio di attività d’indagine, d’iniziativa, alla polizia giudiziaria[2].

In ogni caso, conclusi: Le ho fatto una richiesta per iscritto, formale e su carta intestata dell’Ufficio che mi onoro di rappresentare. Se Lei ha obiezioni di sorta, me le rappresenti e sottoporremo il fatto agli uffici competenti.

Inutile aggiungere che, nell’arco delle 24 ore ricevetti l’elenco richiesto e le sorprese non mancarono per la reiterazione di “aiuti ed aiutini” reiterati alle stesse imprese, con fatture di costo spesso false.

Ecco, la spesa pubblica: un autentico colapasta!

=================

[1] Art. 53 Costituzione – Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. 

[2] Art. 55 Codice di Procedura Penale

  1. La polizia giudiziaria deve, anche di propria iniziativa, prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant’altro possa servire per l’applicazione della legge penale [347-357c.p.p.] (1) (2).
    2. Svolge ogni indagine e attività disposta o delegata[131, 370 c.p.p.; att. 77] dall’autorità giudiziaria (3).
    3. Le funzioni indicate nei commi 1 e 2 sono svolte dagli ufficiali e dagli agenti di polizia giudiziaria.