Economia

Lafontaine, leader sinistra Germania: “Basta euro”

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BERLINO (WSI) – Oskar Lafontaine torna a far parlare di se’. E’ bastato un post datato 30 aprile del leader della sinistra tedesca per rinsaldare il fronte del no contro l’euro e contro le politiche di rigore della cancelliera Angela Merkel.

Non solo gli euroscettici di “Alternativa per la Germania” dunque. Anche la sinistra ora assume una strategia anti moneta unica, dichiarando che occorre “farla finita con l’esperienza dell’euro”.

La posizione ufficiale della Linke, va sottolineato, e’ diversa, per paura di essere confusi con il partito anti euro guidato da Bernd Lucke. E di fare la figura di quelli intenti a inseguire le politiche e propagande degli ultimi arrivati. I sondaggi non sono incoaggianti: attualmente i social-comunisti sono in calo di quattro punti rispetto alle elezioni del 2009.

Forse l’intenzione di Lafontaine e’ di recuperare quei consensi erosi con l’arrivo del gruppo anti euro, cui le inchieste di opinione attribuiscono oltre il 5%, la soglia minima per poter entrare in Parlamento. Qualunque sia la versione ufficiale, il dibattito ormai e’ aperto.

“La moneta comune sarebbe potuta durare nel tempo – scrive Lafontaine, ex SPD – se gli stati coinvolti avessero seguito una politica salariale comune. Io ho creduto che questo coordinamento fra i paesi fosse possibile e per tale ragione negli Anni 90 ho sostenuto l’introduzione dell’euro”.

I governi europei non hanno pero’ evidentemente corrisposto alle sue attese: nessuno sforzo per armonizzare gli stipendi e per ridurre le diseguaglianze fra le regioni dell’Eurozona.

“Cio’ che e’ accaduto – argomenta l’ex numero uno social democratico – e’ stata invece una concorrenza al ribasso delle retribuzioni: in Germania la moderazione salariale ha favorito l’export e la conquista dei mercati dei paesi dell’Europa meridionale, contrubuendo ad aumentare dannose asimmetrie nell’economia continentale”.

“Politico di lungo corso, scrive il Manifesto, nel suo repertorio le mosse eclatanti sono un classico. Come quella del marzo ’99 quando si dimise improvvisamente da ministro delle Finanze e da segretario del Partito social democratico in dissenso con la linea neo liberale del cancelliere Gerhard Schroder“.

“O il ritorno in scena con la nascita della Linke, frutto dell’alleanza fra i socialdemocratici “critici” dell’Ovest e i post comunisti dell’Est. Era il 2005 e il neonato partito raggiunse subito un significativo 8,7%“. Poi pero’ venne l’abbandono della prima linea, per ragioni di salute e la scelta di dedicarsi alla sua piccola regione del Saarland. Ora gli obiettivi sono tornati su di lui.