L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto del mensile Wall Street Italia
di Paolo Ceccherini
La produzione artistica del Continente nero è sempre più apprezzata dai collezionisti. Rimane, tuttavia, ancora poco conosciuta tra i non addetti ai lavori
Il mercato dell’arte africana è un settore in forte ascesa, che affascina un numero sempre crescente di appassionati e investitori. Questa particolare forma d’arte si è diffusa in occidente negli anni del colonialismo, durante i quali ha conosciuto una rapida espansione tra Parigi, Londra e New York. L’arte africana comprende statue, maschere, armi, arredi di origine tribale e caratteristici delle diverse etnie nella galassia del continente africano.
Le grandi case d’asta, Sotheby’s e Christie’s, organizzano ogni anno una serie di aste sulle piazze di Parigi e New York dedicate a questi particolari oggetti, nei quali viene offerto il meglio delle opere etniche, vendute a prezzi milionari. Destò scalpore l’aggiudicazione record da Sotheby’s a New York, quando a novembre 2014 fu venduta la statua in legno raffigurante una donna dell’etnia Senufo per la cifra record di 12 milioni di dollari. L’opera, denominata “Kunin Senufo Female Statue”, risale alla fine del diciannovesimo secolo ed è considerata una delle sculture di arte africana più iconiche e rappresentative di questa forma d’arte.
Nonostante il crescente interesse, questo segmento di mercato resta poco conosciuto ai non addetti ai lavori a causa della sua complessità in termini di varietà, qualità e valore estetico/concettuale degli artefatti. Inoltre sussiste un forte parallelismo tra stili, forme ed etnie che rende particolarmente gravoso il riconoscimento e la corretta attribuzione.
In questo scenario l’analisi delle aggiudicazioni avvenute in asta è di particolare supporto per comprendere e riconoscere le particolarità nelle esecuzioni che caratterizzano i diversi gruppi etnici e intercettare di conseguenza quali sono le tipologie più apprezzate dal mercato.
Provenienza ed etnia sono i due principali drivers da considerare per analizzare un oggetto di arte africana ed è importante averne coscienza nel momento dell’acquisto in ottica di investimento. In genere le principali case d’asta dettagliano approfonditamente questi aspetti nella descrizione degli oggetti all’incanto.
Tra le aree più interessanti vi è la Nigeria, da dove provengono alcune delle etnie più significative dal punto di vista del mercato. In particolare i manufatti appartenenti alla regione dell’antico regno del Benin sono considerati dal mondo occidentale come vero e proprio sinonimo di arte antica africana.
Gli oggetti che tipicamente giungevano in Europa erano costituiti di bronzo e avorio, che per la cultura Benin rappresentavano i materiali simbolo di un passato che non scompare e ritorna immutato nel presente. Molto note le teste-ritratto in bronzo che raffigurano il sovrano Oba. Storica fu la vendita di Sotheby’s a New York del maggio 2007, quando una di queste teste, la “Magnificent and Highly Important Benin Head of an Oba”, fu acquistato per ben 4,7 milioni di dollari, rispetto a una stima iniziale di 1,5 milioni di dollari.
Sempre dalla Nigeria, ma dai prezzi più accessibili, le produzioni dell’etnia degli Yoruba, che si caratterizzano per l’utilizzo del legno impreziosito da elementi decorativi e colorati. Sul mercato le più interessanti opere sono le sculture provenienti da Ife, città santa dell’etnia Yoruba, tra cui le maschere “gelede”, caratterizzate da forti cromatismi e da un’elevata espressività, e le egungun, caratterizzate da orecchie aventi una dimensione piuttosto grande. Questi manufatti sono apprezzati poiché presentano una perfezione formale associabile ai canoni della tradizione occidentale. Una bellissima maschera Yoruba policromatica è stata venduta lo scorso 10 aprile da Christie’s a Parigi per 30.000 euro rispetto ai 10.000 euro della stima alta.
Per quanto concerne lo stato del Gabon, è l’etnia Fang la più nota e importante per l’arte africana, che probabilmente ha influenzato di più gli artisti occidentali. In particolare, le sculture si presentano come produzioni estetiche molto elaborate. Le grandi maschere di colore bianco, dalla fronte bombata e dal viso triangolare rendono le produzioni dei Fang tra le più creative e originali dell’Africa. Una meravigliosa statua, capolavoro dell’arte Fang è stata venduta lo scorso dicembre 2017 a Parigi in un asta di Sotheby’s per la cifra astronomica di 2,6 milioni di euro.
Costa d’Avorio e Burkina Faso. L’altra area geograficamente interessante è quella dalla Costa d’Avorio fino al Burkina Faso, da dove proviene l’etnia dei Senufo, di cui abbiamo visto protagonista il top lot da 12 milioni di dollari “Kunin Senufo Female Statue”. L’attività artistica di questa etnia è principalmente dedicata alla realizzazione sia di statue che di maschere, spesso ricche di particolari raffiguranti sia uomini che soggetti del mondo animale.
L’arte nella Costa d’Avorio è caratterizzata da figure stilizzate e sono largamente rappresentati soggetti, in particolare gli antenati. Molto importanti anche le maschere impiegate nelle danze rituali.
Bamana, Dogon e Tellem. Prezzi relativamente più accessibili e opere di grande qualità sono quelle provenienti dal Mali. In particolare sono da segnalare quelle appartenenti all’etnia Bamana, tra le più apprezzate nel mondo occidentale che, fin dalle prime missioni etnografiche, hanno catturato l’attenzione prima degli scienziati poi dei collezionisti e delle diverse istituzioni museali. I Bamana sono abili lavoratori di diversi materiali tra cui legno, ma anche cuoio e ceramica.
Lo scorso novembre 2017 a New York è stata venduta una delle opere più rappresentative della cultura Bamana, proveniente dalla collezione Edwin & Cherie Silver; l’opera “Headdress, Minianka” è stata venduta per 399.000 dollari rispetto alla stima di 250.000 dollari.
Da quest’area provengono anche altre importanti opere di etnie come la Dogon e Tellem che dagli anni trenta del novecento si sono imposte in occidente. L’etnia Dogon si contraddistingue principalmente per la scultura. Mentre le opere dell’etnia Tellem si caratterizzano per le realizzazioni tipicamente astratte e il cui soggetto è di norma una figura isolata. Un esempio di questo tipo di artefatti è la scultura astratta dal nome “Statue, Dogon/Tellem, Mali”, aggiudicata per 39 mila euro rispetto alla stima alta di 10 mila euro sempre a Parigi nel 2012.
Attenzione ai falsi. Per concludere, quando si parla di opere d’arte del continente africano, bisogna prestare molta attenzione a provenienza ed etnia degli oggetti. Inoltre la maggior parte di essi è un pezzo unico, che incarna una combinazione di fattori come la fantasia, la funzionalità e il rigore formale che inevitabilmente ne determina il valore e incide sulla formazione del prezzo finale.
Infine, occorre porre molta attenzione al rischio di oggetti falsi che, insieme ad altri fattori, concorrono a rendere questo segmento difficile da decifrare e purtroppo caratterizzato da forti asimmetrie informative che comportano effetti negativi sull’efficienza e sulla capacità di espansione del segmento.
Per coloro che vogliono avvicinarsi a questi artisti il museo Maxxi di Roma ha organnizzato due importanti progetti espositivi. Fino al 14 ottobre sarà possibile visitare la rassegna “Road to justice” dedicata alle questioni post coloniali. Si spingerà fino al 4 novembre la mostra “African Metropolis. Una Città immaginaria” dove sarà possibile vedere oltre 100 opere tra fotografie, installazioni, sculture, video e perfino tessuti di 34 diversi artisti.