Economia

Lagarde (Bce): inflazione troppo alta, nuovi rialzi dei tassi in vista

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Le prospettive economiche si fanno sempre più fosche. Non usa mezzi termini il numero uno della Bce, Christine Lagarde, a margine della audizione alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. La presidente della Bce ha sottolineato anche che l’eurozona non è in recessione e lo strumento migliore per combattere l’inflazione è l’aumento dei tassi. Per Lagarde è importante che la politica di bilancio si focalizzi sugli aiuti ai più poveri. L’aumento dei tassi, ha proseguito, resta lo strumento migliore per ancorare le aspettative di inflazione e “alla Bce continueremo fino a quando raggiungeremo l’obiettivo del 2% di inflazione nel medio termine”. Poi ha aggiunto:

“Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina per l’area euro hanno continuato a farsi sentire dal nostro ultimo incontro in giugno e le prospettive si fanno più fosche. Allo stato attuale prevediamo di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri per smorzare la domanda e prevenire il rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione”

Le parole di Lagarde

La presidente della Banca centrale europea è intervenuta anche nella sessione autunnale dei lavori del Fmi e della banca mondiale al meeting annuale dell’Institute of International Finance (Iif), illustrando tutta la sua preoccupazione sulle attuali condizioni economiche ma al contempo sottolineando l’impegno della banca centrale:

“L’inflazione nell’area dell’euro è troppo elevata ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiettivo della Bce per un lungo periodo di tempo. Continueremo quindi il nostro percorso di normalizzazione della politica monetaria. […] I tassi di interesse chiave della Bce sono stati aumentati di 50 punti base a luglio e di 75 punti base a settembre. Ciò ha anticipato la transizione da tassi ufficiali altamente accomodanti verso livelli che garantiranno il tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%. Il Consiglio direttivo della Bce prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri, sulla base di un approccio basato sui dati e riunione per riunione.

La crescita del Pil dell’eurozona è stata robusta nella prima metà del 2022, supportata dalla riapertura delle economie nel secondo trimestre con l’abolizione delle restrizioni legate alla pandemia. Tuttavia, da allora le prospettive sono peggiorate a causa dell’inflazione elevata, del calo degli effetti di riapertura, dell’indebolimento della domanda globale e del calo della fiducia. […] E’ probabile che questi fattori causino un rallentamento significativo della crescita del Pil nell’area dell’euro nella seconda metà dell’anno e all’inizio del 2023. Ma vi sono anche fattori che sostengono la crescita del Pil, come il livello di risparmio accumulato delle famiglie, un mercato del lavoro solido e il sostegno fiscale, compreso il dispiegamento in corso dei fondi del meccanismo di ripresa e resilienza della Ue. Nel complesso, tuttavia, i rischi per la crescita sono principalmente al ribasso, in particolare a causa delle conseguenze economiche della guerra in Ucraina”.

Lagarde ha poi sottolineato come i mercati finanziari potrebbero stare prezzando prospettive eccessivamente ottimistiche per l’economia, rendendo il settore vulnerabile a una brusca correzione:

“Questo rende le valutazioni vulnerabili a una serie di possibili sorprese negative, sia per quanto riguarda la crescita, l’inflazione, la politica monetaria che la redditività delle imprese”.

Queste le parole della presidente della Bce sulla percezione negativa che si ha negli Usa della situazione in Europa:

“In Europa ci sono molte difficoltà, ma ci sono anche delle buone notizie. In primo luogo l’economia dell’area euro non è in recessione e anche negli ultimi due trimestri ha prodotto numeri positivi di crescita, sebbene in chiaro rallentamento, mentre negli Usa si è avuta una contrazione. Inoltre il tasso di disoccupazione è ai minimi e il tasso di partecipazione al lavoro è tornato ai livelli pre-Covid. […] Certamente non avere un’unione fiscale, un’unione dei mercati e un’unione bancaria completa non è un aiuto, ma questo non ci impedisce di fare quello che dobbiamo fare, ovvero impegnarci per rispettare il nostro mandato di stabilità dei prezzi”.