Economia

Lagarde costretta dai mercati a mostrare una BCE falco

Più che rimanere falco, la BCE in questa fase vuole raffreddare l’entusiasmo dei mercati in merito all’attesa di una prossima riduzione dei tassi della Banca Centrale. In particolare degli operatori che temono l’economia più dell’inflazione e che vedono addirittura una prima sforbiciata ad aprile e una seconda a luglio. Ad esempio Corrado Cominotto, responsabile Gestione Patrimoniali Attive di Banca Generali, ha segnalato che il 30% degli analisti ipotizza un primo taglio dei tassi già a marzo 2024, mentre gli analisti di Barclays, come si legge nell’ultima relazione trimestrale, ritengono che la BCE abbia terminato di aumentare i tassi e inizierà a ridurli a luglio (dal 4%), terminando il 2024 al 3%, per poi ridurli ulteriormente al 2,25% entro la fine del primo semestre del 2025. A questo proposito la presidente Christine Lagarde ha rimarcato il messaggio nella giornata di ieri durante un incontro al ministero delle Finanze tedesco sull’inflazione degli anni Venti in Germania, accanto al ministro Christian Lindner: “dobbiamo rimanere concentrati sul ritorno dell’inflazione all’obiettivo e non affrettarci a trarre conclusioni premature sulla base di sviluppi a breve termine”. L’inflazione nell’Eurozona infatti a ottobre è scesa al 2,9%, un livello che è meno di un terzo di quello di un anno prima (10,6%) ma la sua morsa, escludendo l’effetto base e la normalizzazione della componente energetica, continua a stringere troppo, soprattutto sui beni di prima necessità.

Inoltre, sebbene il carovita stia scendendo oltre le attese, l’economia è ferma da cinque trimestri, con significativi rischi di recessione. Ma Lagarde anche ieri si è soffermata di più sui rischi al rialzo sui prezzi, pur ammettendo che non ci sono segnali in questa direzione né dai salari né dalle aspettative: “dovremo rimanere attenti fino a quando non avremo prove certe che esistono le condizioni per un ritorno sostenibile dell’inflazione verso l’obiettivo”.

Lagarde ha anche sottolineato che i tassi saranno fissati a livelli “sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”, smentendo definitivamente chi auspica il primo taglio già nei primi mesi dell’anno alle porte. Ha poi aggiunto: “abbiamo subordinato le decisioni future ai dati in arrivo, il che significa che potremo intervenire nuovamente se dovessimo riscontrare rischi crescenti di mancato raggiungimento dell’obiettivo di inflazione”. La presidente della BCE in questo modo non solo non ha parlato di tagli (che nei giorni scorsi aveva escluso per “due trimestri”) ma ha persino evocato un possibile nuovo rialzo, nel caso l’inflazione tornasse a salire oltre le previsioni, che comunque indicano un rialzo temporaneo nei prossimi mesi per effetti base sull’energia.

A questo proposito è arrivata manforte ieri dalla sponda opposta dell’Atlantico: dalle minute della Fed si legge che gli Stati Uniti sono vicini al picco sui tassi ma si rimarrà a questo livello fino a giugno 2024 e non è del tutto escluso un ulteriore rialzo dei tassi americani dello 0,25%.

Secondo Karsten Junius, Capo Economista di J. Safra Sarasin, il primo taglio dei tassi si vedrà solo nel terzo trimestre del 2024, ma probabilmente sarà più graduale rispetto ai cicli precedenti:

“ci aspettiamo che le Banche Centrali mantengano un orientamento da falco e che attendano numerosi elementi che indichino un ritorno duraturo dell’inflazione al 2% prima di tagliare i tassi. Prevediamo che il primo taglio dei tassi avverrà nel terzo trimestre del prossimo anno. Tuttavia, le Banche Centrali probabilmente allenteranno i tassi in modo più graduale rispetto al passato, poiché le pressioni inflazionistiche sottostanti saranno probabilmente più persistenti”.