Aveva fatto meglio di tutti, Lance Armstrong: meglio di Anquetil e Hinault; meglio di Indurain e del “Cannibale” Eddy Merckx.
Da ragazzo era una promessa del triathlon; un atleta straordinario in grado di primeggiare in molti sport.
Alla fine sceglie il ciclismo: appena un anno dopo essere entrato nel giro professionistico, nel 1993 è già capace di vincere la prima tappa al Tour de France e, sopratutto, il titolo di campione del mondo su strada.
Nel 1996 la sua carriera in grande ascesa subisce una brusca e traumatica interruzione: gli viene diagnosticato un cancro ai testicoli che lo costringe ad interrompere l’attività.
Armstrong combatte contro la terribile malattia e riesce a sconfiggerla; nel 2004 fonda la Lance Armstrong Foundation e crea “Livestrong”, il celebre braccialetto messo in commercio dalla Nike con lo scopo benefico di aiutare la sua fondazione. Il braccialetto è giallo, il colore della maglia di leader del Giro di Francia che a Lance tanto piace indossare.
Torna a gareggiare, più forte di prima. Diventa il simbolo della lotta contro il cancro, l’esempio da imitare; ma sul suo conto cominciano a circolare i primi sospetti e lo spettro del doping. L’americano risponde con durezza alle accuse, continua a vincere e sembra non volersi più fermare: sette Tour de France, più di chiunque altro.
Il ciclista texano non ha certo un bel carattere: polemizza un po’ con tutti, da Marco Pantani ad Alberto Contador, l’astro nascente spagnolo del ciclismo mondiale, anch’egli tristemente coinvolto – come tanti colleghi – nello scandalo del doping.
Le prime accuse pubbliche arrivano nel 2004: secondo David Walsh, giornalista del Sunday Timese Pierre Ballester, ex giornalista de L’Équipe, Armstrong sarebbe risultato positivo ad un controllo antidoping effettuato nel corso del Tour de France del 1999, il primo vinto dallo statunitense. L’Agenzia antidoping francese chiede di poter analizzare nuovamente i campioni di urina, ma Armstrong nega il proprio consenso.
Arrivano in seguito le rivelazioni degli ex compagni di squadra e le inchieste.
Messo alle strette, è costretto a confessare, durante una lunga intervista rilasciata ad Oprah Winfrey, di aver fatto uso di sostanze proibite nel corso di tutta la carriera.
Viene squalificato a vita gli vengono revocati i Tour de France conquistati.
Appena qualche giorno addietro, Armstrong ha chiesto di poter partecipare ad un Master di nuoto negli Stati Uniti, ma la Fina (Federazione Internazionale di Nuoto) gli ha negato anche questa possibilità. Con ogni probabilità non potrà mai più gareggiare in nessuna disciplina.
È la fine definitiva di un mito che si è coperto di vergogna; la fine, si spera, anche di un’epoca nerissima per quello straordinario ed epico sport che è il ciclismo.
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