Vacheron Constantin esprime il suo nuovo concetto di lusso legandosi ad artisti contemporanei per il lancio della collezione Fiftysix
A cura di Margherita Calabi
La boutique Vacheron Constantin nel quadrilatero della moda di Milano
Tradizione e innovazione. Sono questi gli elementi alla base della filosofia di Vacheron Constantin, la più antica manifattura di orologeria al mondo, fondata nel 1755, che da oltre 260 anni si reinventa rimanendo fedele ai propri valori. Oggi il focus è la nuova campagna One of Not Many scattata da Phil Poynter, la parnership con gli Abbey Road Studios, la nuova collezione Fiftysix e il Fiftysix Tourbillon, una creazione prestigiosa per veri connoisseurs. Senza dimenticare l’apertura della prima boutique meneghina in partnership con Pisa Orologeria, nel cuore del quadrilatero della moda. Marco Pagani, brand manager Italia di Vacheron Constantin, racconta.
Le immagini della nuova campagna offrono una prospettiva “behind the scenes” di artisti di talento – il designer Ora Ito, i musicisti Benjamin Clementine e James Bay, l’esploratore Cory Richards – con indosso gli orologi della Maison. Come avete scelto questi personaggi?
“Con la collezione Fifitysix abbiamo iniziato un nuovo percorso. Si tratta di orologi che raccordano passato, presente e futuro, pensati per l’uomo di oggi che ama il bello e la qualità. I talenti che abbiamo coinvolto nella campagna sono uomini moderni, eccellenze nei loro settori, che apprezzano un orologio di perfetta fattura, dal design contemporaneo, ma allo stesso tempo in grado di raccontare una storia”.
Questo è il primo passo di un progetto che contempla anche la collaborazione con ognuno di questi talenti. Cosa possiamo aspettarci?
“La Maison ha collaborato con Benjamin Clementine per la produzione di un brano inedito, Eternity, registrato nei leggendari studi di Abbey Road a Londra e presentato in occasione del lancio della collezione Fifitysix nella capitale inglese. Anche la collaborazione con gli Studios veicola il nostro messaggio in maniera unica: la musica come il meccanismo di un orologio si basa sulla perfetta associazione di note e elementi per ottenere un’armonia perfetta”.
James Bay, fotografao da Phil Poynter, in un’immagine della campagna One of Not Many di Vacheron Constantin
Cosa rappresenta la nuova boutique di Milano?
“È allo stesso tempo un punto di arrivo e di partenza. Siamo presenti a Milano con Pisa Orologeria da decenni. Per il rapporto di stima reciproca con questo partner, Vacheron Constantin ha sempre potuto beneficiare di spazi di rilievo nel contesto del flagship store. La boutique rappresenta l’evoluzione di una lunga storia che non poteva culminare diversamente. Il punto vendita di Via Verri, al numero 9, ci permette di avere una visibilità importante e di poter ricevere il cliente in un contesto riservato e insolitamente accogliente: il primo piano della boutique è un vero salotto, non ci sono orologi esposti, è un luogo di relax, uno spazio in cui dedicarsi a una buona lettura o concedersi qualche minuto di silenzio”.
Ci racconta la nuova collezione Fiftysix? Qual è la creazione più prestigiosa?
“Questa collezione trae ispirazione da un modello del 1956, all’epoca uno dei primi orologi con calibro automatico. Il design del modello storico era sobrio e molto moderno, le linee dell’orologio dell’epoca sono state reinterpretate in una collezione che ha un sapore retrò ma uno spirito contemporaneo. I modelli sono proposti nelle versioni acciaio e oro rosa. E’ la prima volta che il marchio ha impiegato l’acciaio per un modello classico. Le declinazioni sono quattro: l’automatico, il modello più semplice, il day date e il calendario completo. Di recente abbiamo lanciato il Tourbillon, la prima grande complicazione della collezione Fiftysix. Con questi modelli passiamo dall’orologio per tutti i giorni alla complicazione più celebre e amata dagli appassionati della tecnica”.
Quali sono le tempistiche per la costruzione di un orologio?
“Variano a seconda delle lavorazioni richieste: tra le nostre collezioni figurano creazioni come quelle di Les Cabinotiers che richiedono lunghi tempi di realizzazione poiché coinvolgono antichi mestieri d’arte e lavorazioni artigianali di alta precisione con un margine di errore pari a zero. Si parla sempre di diverse centinaia di ore. Una delle nostre lavorazioni tra le più complesse e preziose, lo smalto Grisaille, è stata tra le protagoniste di Homo Faber, manifestazione dedicata alla valorizzazione dei mestieri d’arte che ha avuto luogo a Venezia”.
Chi è il vostro cliente tipo?
“Il desiderio del marchio è quello di essere più vicino possibile alle esigenze dell’uomo contemporaneo. Le collezioni di punta, oltre alla Fifitysix, comprendono anche la linea Overseas, dedicata agli amanti del viaggio. Sono orologi con un sistema di intercambiabilità del cinturino facile e veloce, che permette di passare dalla pelle al caucciù fino al bracciale in acciaio. L’attenzione alla funzionalità legata all’uso è importante e senza dubbio concepita pensando al cliente viaggiatore”.
Da intenditore, quali sono gli orologi che non possono mancare nella collezione di un vero connoisseur?
“Uno dei temi che da sempre genera interesse è quello dei calendari. E’ incredibile il fascino esercitato da un segnatempo che in maniera meccanica riesce a scandire il tempo contando mesi, giorni, fasi lunari e altro per decenni senza bisogno di essere regolato. Il calendario perpetuo è una magia orologiaia con un fascino intramontabile”.
Come è cambiata l’eleganza nell’orologeria e nell’alta orologeria?
“La Maison è in grado di creare, spesso con linee semplici, forme di grande sobrietà, eleganza e impatto. Basti pensare alla collezione Patrimony, la cassa è un cerchio perfetto descritto da una lunetta molto sottile, di semplicità estrema, capace di trasmettere un’eleganza classica e moderna al tempo stesso. Questo è uno dei punti di forza dell’alta orologeria in generale e di Vacheron Constantin in particolare”.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di ottobre del magazine Wall Street Italia.