di Paolo Ceccherini
I fondi comuni specializzati in opere d’arte permettono di diversificare gli investimenti e allungare l’orizzonte temporale del portafoglio
Negli ultimi decenni, gli investimenti in “passion assets” vengono visti sempre di più non solo come una fonte di piacere, ma come una copertura efficace per la protezione del capitale nel lungo periodo. Per investire in questi oggetti “unici”, tuttavia, bisogna avere elevate disponibilità finanziarie e una conoscenza approfondita del mercato, dell’opera e della sua storia. Chi non possiede questi requisiti (dotazione patrimoniale e conoscenza) può rivolgersi all’industria degli art funds, che offre ottime opportunità di diversificazione degli investimenti, in ottica di protezione del capitale e rivalutazione nel lungo periodo, secondo le nuove tendenze Lifestyle.
Il capostipite degli art funds è stato il Fondo pensione delle Ferrovie britanniche che, nel 1974, divenne la prima istituzione a investire una parte considerevole del proprio portafoglio – 40 milioni di sterline pari al 3% del proprio capitale – in opere d’arte. Il tasso medio di rendimento annuo del portafoglio si attestò all’11,3% tra il 1974 e il 1999, anno in cui fu disinvestita la gran parte delle opere detenute dal fondo. Durante lo stesso periodo, i Treasury statunitensi si fermarono al 7,9% mentre l’indice azionario Msci Uk registrò un 17,5% di rendimento annuo. L’operazione fu un successo e inspirò la nascita dei primi fondi di investimento in passion assets.
Gli art funds rendono più accessibile l’investimento in arte
Bisogna tuttavia tenere presente che si tratta comunque di una nicchia di mercato molto specialistica. Occorre quindi porre molta attenzione su alcuni fattori determinanti per il successo dell’investimento: esperienza e competenza dei manager, profili commissionali, orizzonti di investimento, processo di investimento del fondo e strategie di contenimento dei costi di gestione delle opere.
Simili agli altri fondi comuni, ma con qualche differenza
Gli art funds non si discostano molto, dal punto di vista operativo, dagli altri fondi di investimento o hedge fund, se non per la particolarità e fisicità del sottostante. Il capitale raccolto dagli investitori viene destinato all’acquisizione di opere d’arte, le quali vengono mantenute in portafoglio per un periodo stabilito, solitamente tra i cinque e i dieci anni ma a volte anche più a lungo. Entro la scadenza fissata il fondo vende le opere nei tempi e nei modi stabiliti dal suo regolamento. Le plusvalenze realizzate vengono distribuite pro-quota agli investitori.
Per il successo di un art fund il team di gestione riveste un ruolo fondamentale. Si tratta di professionisti del settore con adeguate competenze. Nella valutazione di un art fund è anche molto importante analizzare gli incentivi che legano il team di gestione alla performance del fondo. A tal proposito, la quota maggiore della remunerazione è bene che sia funzione dei risultati conseguiti proprio nel momento della chiusura del fondo. Sempre sul fronte commissionale sono presenti una commissione di sottoscrizione, variabile generalmente tra il 2% e il 5%, e una commissione annua di gestione compresa tra l’1% e il 3% del valore patrimoniale del portafoglio.
Le strategie di gestione
Le strategie di gestione a disposizione degli amministratori si distinguono in base agli obiettivi stabiliti nello statuto del fondo stesso. Si parla ad esempio di “arbitraggio geografico”, nel quale si sfrutta l’eventuale differenziale di prezzo di alcuni autori od opere in diverse piazze. Un altro approccio strategico è identificare un “tema di investimento” che incorpori un particolare stile o comparto di pittura nel quale l’investitore vuole esporsi. In quest’ottica il fondo si focalizzerà sull’acquisto di specifiche opere, ad esempio arte contemporanea cinese, come il Middle Eastern Fine Art Fund.
Infine possono essere seguiti approcci riconducibili a strategie “value e growth”. Ad esempio la società Anthea offre due classi di sicav: il Contemporary Art Investment Fund, focalizzato su artisti e opere già apprezzate dal mercato e con una loro storia di transazioni e il Contemporary Art Investment Opportunity, maggiormente focalizzato nella selezione di artisti emergenti. Ulteriori tecniche utilizzate per efficientare i costi di raccolta e gestione sono: gli “acquisti di massa”, che consistono nell’acquisto di intere collezioni di opere, in modo da ottenere prezzi inferiori e avere un vantaggio nella rivendita unitaria delle opere, e i prestiti per mostre ed esposizioni che, oltre a infoltire il “curriculum” delle opere, contribuiscono a mitigare le spese annue dei fondi.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di dicembre del magazine Wall Street Italia.