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L’arte firmata Intelligenza Artificiale. Christie’s aggiudica il Ritratto di Edmond de Belamy

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di Paolo Ceccherini Alessandro Piu

Ritratto di Eduard de Belamy

Chi è l’artista? Cosa è l’opera d’arte? Al di là delle definizioni che si trovano sui vocabolari queste due domande sono sempre state fondamentali nella ricerca degli autori più famosi. Oggi la questione su cosa sia veramente arte e chi l’artista compie un passo nel futuro delle macchine

Il 26 ottobre è stato venduto in asta da Christie’s la prima opera interamente realizzata da un’intelligenza artificiale: il Ritratto di Edmond de Belamy. Valore di aggiudicazione si è stato di 432 mila dollari. Alla vigilia dell’evento Wall Street Italia aveva rivolto alcune domande e Richard Lloyd, international head of prints & multiples della casa d’aste.
Dott. Lloyd come è possibile valutare un’opera d’arte fatta da un algoritmo?

“Come per ogni lavoro venduto in asta vengono esaminati i materiali usati, la qualità, le condizioni e i prezzi di lavori paragonabili. La stima tra 7.000 e 10.000 dollari è il valore base suggerito per questo lotto che lascia ampio spazio al mercato di attribuirgli un valore”.

Quali aspettative avete sull’apprezzamento dell’opera nel corso dell’asta e nel medio termine?

“Abbiamo riscontrato un interesse considerevole per questo lotto, vedremo cosa succede il giorno dell’asta. Lì si deciderà il prezzo dell’opera”.

L’opera può essere attribuita a qualche movimento artistico? Quale?

“In termini di composizione ed estetica il lavoro fa riferimento ai ritratti del XVIII secolo, considerando anche che i dati utilizzati per questo lavoro sono di circa 15.000 opere dal XIV al XVIII secolo.
In ogni caso, visto che l’opera è stata realizzata ai giorni nostri da una macchina, si tratta di un nuovo esempio di arte contemporanea che sembra includere dei concetti astratti. È comunque difficile attribuirlo a un movimento artistico specifico”.

Ripetere il processo nello stesso identico modo ci restituirebbe lo stesso ritratto? È unico o può essere prodotto in serie?

“Come per altre tecniche usate nei lavori stampati sta all’artista e/o alla galleria decidere il numero di edizioni. Obvious Collective, che ha ideato il lavoro, lo ha definito come monotype, il che significa che questo lavoro è stato prodotto in singola edizione”.

Nel lungo termine le opere dell’intelligenza artificiale diventeranno beni di consumo? Che cosa ne garantisce l’unicità?

“In riferimento a quanto possa influenzare il mondo dell’arte possiamo fare un’analogia con la fotografia. La fotografia è un processo di riproduzione automatizzato. Il suo avvento ha creato una nuova generazione di creativi: i fotografi d’arte. La fotografia ha poi adottato le prassi dell’arte classica e, in tal modo, ha trovato la sua strada per il mercato dell’arte. Se l’intelligenza artificiale riuscirà a fare la stessa cosa i suoi artisti diventeranno una presenza abituale nel prossimo futuro.
Al momento utilizzare questi strumenti richiede conoscenze speciali e tecnologie costose ma possiamo immaginare che domani questi strumenti saranno diffusi in tutta la popolazione”.

In generale quali sono le prospettive per l’allicazione dell’intelligenza artificiale nell’arte?

“Ognuno ha la sua definizione di opera d’arte. Io tendo a pensare che la paternità umana sia molto importante, che crei un collegamento con l’altro lato dell’opera. Ma si potrebbe anche dire che l’arte è nell’occhio di chi la guarda. Se le persone ne sono emozionalmente colpite e stimolate, ecco l’opera d’arte. Christie’s non ha piani immediati per creare vendite dedicate a questo materiale ma piuttosto è interessata ad aprire un dialogo sulla nuova tecnologia, sul suo impatto nella creazione dell’arte e sul mercato”.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di ottobre del magazine Wall Street Italia.