Considerato uno dei maggiori pittori statunitensi, Hopper è stato esponente del realismo americano ed è apprezzato per i suoi dipinti che raffigurano lo stile di vita americano
Celebrato da grandi registi come Hitchcock, che per la casa vittoriana in cui si svolge la scena del film Psycho si è ispirato all’opera di Hopper “Casa vicino alla ferrovia”, Edward Hopper è stato uno dei maggiori rappresentanti del Realismo Americano, anche se l’artista non amò mai essere ingabbiato in uno stile predefinito e affermò più volte che nei suoi quadri rappresentava la sua visione personale, sé stesso e nulla di più.
Ma cosa dipingeva Hopper?
Scene di vita americana, i soggetti di Hopper sono talmente comuni da apparire disarmanti, pompe di benzina senza auto, strade di New York deserte, senza grattacieli, senza fabbriche, binari senza treni…le città di Hopper e anche i paesaggi da lui dipinti, sono vuoti, senza movimento, senza dinamicità, come se il pittore volesse fermare il tempo, un frammento temporale sospeso come la scena di un film, come se volesse raccontarci o farci immaginare una storia dal finale aperto. Così anche una semplice pompa di benzina con un omino accanto ad una strada vuota diventa un segno misterioso; anche il suo modo di dipingere e di inquadrare la scena come un fotografo o il regista di un film, usando vari punti di vista, contribuisce a creare profondità e a far penetrare l’osservatore all’interno dello scenario dipinto. I suoi personaggi come attori, popolano la scena, sono spesso immobili, in attesa di qualcosa che non ci è permesso sapere.
Così l’osservatore guarda il quadro di Hopper e cerca qualcosa, oltre l’immagine dipinta, e si chiede cosa accadrà ora? La prima cosa che percepisce è un senso di solitudine, i pochi personaggi raffigurati sono spesso soli, in sale d’attesa vuote, in camere d’albergo, e hanno uno sguardo perso, assorto, e anche quando l’artista raffigura più persone, queste non comunicano fra loro. Solitudine, alienazione, incomunicabilità sono queste le prime sensazioni che si provano davanti ad un suo dipinto, tutto è immobile, fermo in una dimensione metafisica senza tempo, ma non ci sono i manichini di De Chirico, ma persone reali, luoghi e cose reali. Hopper coglie l’essenza delle cose visibili del nostro mondo quotidiano. L’immagine ci porta all’isolamento della vita moderna? Così rispose Hopper a questa domanda: “forse sì o forse no”.
Una visione ancora attuale.
La visione di Hopper è applicabile anche alla nostra realtà ipertecnologica, dove ognuno di noi è immerso nel suo mondo virtuale, con cellulari, e computer. Solitudine, isolamento mentale nonostante la vicinanza fisica, incomunicabilità come i personaggi di un dipinto di Hopper? Hopper è molto di più di tutto questo la sua poetica è complessa e ricca di sfaccettature. Le scene di una vita quotidiana in un’atmosfera sospesa, di attesa, immersa in una luce dal grande valore simbolico che colpisce chi osserva la sua opera. Hopper dice che non gli interessano tanto le figure e aggiungerei neanche l’aspetto psicologico dei personaggi, quanto la luce.
Luce che si farà largo prepotentemente, soprattutto nelle sue ultime opere. Se in quadri come “Nighthawks” o in” Gas” userà la luce artificiale, nelle opere della maturità, della fine degli anni ‘50 e metà degli anni ‘60, Hopper morirà nel 1967, la luce solare diventerà un elemento centrale, spazi intimi, privati che attraverso finestre e porte spalancate saranno invase da raggi luminosi, figure scolpite nella luce, che guardano verso di essa.
La luce è vita e porta speranza, i personaggi di Hopper, che spesso raffigura nei suoi quadri sulla “soglia”, sono in attesa che accada qualcosa, sono illuminati e rivolti verso la luce portatrice di un messaggio, che dia un senso alla vita. Dopo tutto l’attesa vive nel desiderio e tutti noi desideriamo qualcosa, anche le figure di Hopper desiderano, rivolte verso una luce metafisica che invade la quotidianità, un messaggio, forse di un’entità trascendente o forse no, di salvezza e speranza e tutto ciò dimostra che “l’arte senza tempo” di Hopper è complessa come lo è l’essere umano, sempre alla ricerca di qualcosa che illumini la realtà quotidiana.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto del mensile Wall Street Italia. Per abbonarti clicca qui