Il gruppo milanese ha introdotto nuove figure in filiale con un contratto misto per sviluppare la consulenza anche fuori sede
Il sempre maggiore focus delle banche commerciali sulla vendita di prodotti finanziari, per fare fronte al crollo dei ricavi derivante dalla forbice più stretta dei tassi di interesse, sta rivoluzionando anche la tipologia dei contratti di lavoro per i lavoratori delle filiali (quelle che rimangono dopo il giro di chiusure avviato da qualche anno da tutti i principali gruppi). Una corsa al riparo avviata dalle banche anche per tenersi stretta la clientela affluent, sempre più sotto la lente delle reti di consulenti finanziari alla ricerca di nuovi clienti approfittando della delusione dei correntisti che fanno i conti con capital gain sempre più risicati e casi di risparmio tradito. Pioniere di questa strada è il gruppo Intesa Sanpaolo che recentemente ha confermato nuove assunzioni di consulenti finanziari junior e senior con un contratto ibrido, per metà da dipendente, per metà da lavoratore autonomo.
Il nuovo contratto di Intesa Sanpaolo per la rete di Banca dei Territori e Intesa Sanpaolo Casa prevede, secondo il testo del protocollo firmato con i sindacati, “la possibilità di costituzione di un contratto di lavoro subordinato a tempo parziale che ha natura di rapporto base e di un parallelo, contestuale e distinto contratto di lavoro autonomo, che rimangono indipendenti”. Per la parte di lavoro dipendente l’attività di filiale svolta sarà quella del gestore, mentre per la parte di lavoro autonomo svolgeranno l’attività di consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede, previa iscrizione all’Albo unico dei consulenti. Una rivoluzione quindi per il tradizionale dipendente bancario che tiene conto anche dell’introduzione della direttiva Mifid2, che prevede requisiti più stringenti in merito alle qualifiche del personale che deve prestare servizi di informazione e consulenza finanziaria ai clienti in filiale.
Quello delle competenze è uno dei temi più delicati della nuova direttiva europea per quanto riguarda gli sportellisti tanto che il gruppo Poste Italiane, da qualche mese, ha frenato lo sviluppo della nuova rete di consulenti finanziari facendoli operare all’interno degli uffici dedicati alla consulenza agli investimenti.
I profili ricercati
Secondo quanto confermato da Intesa Sanpaolo i nuovi 500 inserimenti saranno di profili junior, in quanto per i senior le assunzioni sono già state previste dal Protocollo 1/2/2017. Al momento non sono stati definiti ancora gli ambiti territoriali di inserimento perché deve essere ancora fatto un piano preciso anche sulla base delle uscite previste e delle relative tempistiche. Al momento il gruppo milanese ha già assunto circa 20 profili senior con questa tipologia contrattuale e la previsione è di circa 400 senior entro il 2018 (inserite nel Protocollo 1/2/2017) oltre ai 500 junior previsti dall’accordo 21/12/2017.
Ma non è tutto. Oltre ai nuovi inserimenti – fanno sapere da Intesa Sanpaolo – il Protocollo 1/2/2017 prevede anche la possibilità di trasformare in part time il rapporto di lavoro di 150 già dipendenti per consentire loro di esercitare il contratto misto, con automatico rientro full time alla scadenza del biennio, salvo che azienda e dipendente condividano di proseguire con il contratto misto anche successivamente. Le prime proposte di trasformazione ai già dipendenti saranno avviate da marzo/aprile 2018.
I consulenti finanziari in filiale non sono però una novità assoluta. Già da tempo altre reti bancarie come Credem e Bnl, fanno operare all’interno delle filiali i professionisti delle loro reti di consulenti che cosi beneficiano della forza del brand e dei servizi della capogruppo anche nella vendita di prodotti bancari tradizionali come i finanziamenti.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di febbraio del mensile Wall Street Italia