Economia

Lavoro: due milioni di disoccupati, ma mancano gli addetti

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Il mercato del lavoro presenta una serie di paradossi in Italia. A metterne in evidenza uno è l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, il quale ha messo in evidenza che a fronte di un qualcosa come due milioni di disoccupati – dei quali almeno 800 mila hanno un’età compresa tra i 15 ed i 34 anni – ci sarebbe almeno un milione di posti di lavoro che le imprese non riesco a coprire. Questi ultimi dati sono stati messi in evidenza dal Ministero del Lavoro.

La situazione che sta affrontando l’Italia, è importante sottolinearlo, non rappresenta una novità degli ultimi mesi o degli ultimi anni: da sempre offerta e domanda non riescono ad incrociarsi adeguatamente. A questo si aggiunge un ulteriore problema: troppo spesso chi è alla ricerca di un lavoro ha un deficit educativo e di esperienza rispetto alle abilità professionali che sono richieste.

Fatte queste premesse, i disoccupati e le aziende, troppo spesso, sembrano essere su due binari paralleli, che troppo spesso faticano ad incrociarsi.

Il mercato del lavoro in Italia: i problemi

Domanda ed offerta, nel mondo del lavoro, faticano ad incrociarsi. Questa situazione ci consegna, secondo la Cgia di Mestre, una situazione realmente preoccupante: molte famiglie continuano a rimanere in un quadro di pesante fragilità economica, mentre le imprese non riescono ad incrementare l’attività produttiva e non possono crescere dimensionalmente.

Ma quali sono le figure professionali che in questo momento gli imprenditori italiani faticano a trovare? Basandosi sui dati dell’indagine periodica Excelsior effettuata da Unioncamere e Anpal, la Cgia ha elencato le figure professionali di più difficile reperimento. Risultano essere praticamente introvabili:

  • saldatori ad arco elettrico;
  • medici di medicina generale;
  • ingegneri elettronici/telecomunicazioni;
  • intonacatori, nei quali rientrano anche gli stuccatori, i decoratori e cartongessisti;
  • i dirigenti d’azienda di istituti scolastici privati e di strutture sanitarie private.

All’interno di questo blocco in otto casi su dieci gli imprenditori pubblici e privati la ricerca si trasforma in un vero e proprio fallimento.

Nel mercato del lavoro risultano difficili da trovare anche:

  • meccanici collaudatori;
  • infermieri/ostetriche;
  • tecnici elettronici (installatore e manutentore hardware);
  • tappezzieri;
  • materassai;
  • operai addetti a macchinari per la filatura e bobinatura;
  • saldatori;
  • tagliatori a fiamma;
  • ingegneri elettronici;
  • elettrotecnici;
  • operai addetti ai telai meccanici per la tessitura e maglieria.

In sette casi su dieci i posti di lavoro risultano essere scoperti.

Per contrastare il disallineamento tra scuola e lavoro – Renato Mason, segretario della Cgia – dobbiamo investire sull’orientamento, spiegando agli insegnanti, alle famiglie e ai ragazzi che nella vita professionale ci si può affermare anche come lavoratori autonomi. Più in generale, comunque, bisogna ridare dignità al lavoro manuale, pagarlo di più e ricordare a tutti che gli istituti professionali e quelli tecnici non sono scuole di serie B, ma realtà che sono in grado di formare gli operai e i tecnici del futuro, molti dei quali lavoreranno in camice bianco e in dotazione avranno strumentazioni tecnologiche dal valore economico di migliaia e migliaia di euro.

Dove sono le regioni più scoperte

Un posto di lavoro su due, nel nord est, rimane scoperto. Al nord vengono cercati principalmente camerieri, commessi, e addetti alle pulizie. Le richieste al sud, invece, si concentrano principalmente su muratori e, anche in questo caso, su commessi e camerieri.

Le maggiori difficoltà a reperire del personale sono state registrate principalmente nel nord est. Nel 2022 a Bolzano, ad esempio, è stata registrata l’incidenza più alta: il 52,5%. Nella classifica seguono:

  • Pordenone: 52%;
  • Gorizia: 48,8%;
  • Pavia: 48,3%;
  • Trento: 47,9%;
  • Udine: 47,8%:
  • Bologna e Vicenza: 47,7%;
  • Lecco: 46,9%
  • Padova: 46,8%.

Mercato del lavoro: sempre più difficile assumere

La difficoltà ad assumere, dal 2017 ad oggi, è più che raddoppiata. Fino a sei anni fa solo il 21,5% degli imprenditori aveva ammesso di faticare moltissimo per reperire del nuovo personale. Nel corso dell’ultima rilevazione – effettuata un mese or sono – la percentuale è salita al 47,6%.

Secondo la Cgia di Mestre nel corso dei prossimi anni la tendenza è destinata a continuare a salire. Il calo della natalità e l’innalzamento dell’età media della popolazione dovrebbe creare non pochi problemi agli imprenditori, che dovranno sostituire un numero elevato di lavoratori in età da pensione.