ROMA (WSI) – Al di là del pasticcio degli esodati, anche alla prima prova del nove la riforma Fornero disattende i propositi.
«Gli interventi intesi a realizzare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico», di cui la legge parla all’articolo primo, nei primi tre mesi del 2013 si sono tradotti in un “indubbio effetto deterrente nel mercato contrattuale”.
A dimostrarlo è una ricerca sul mercato del lavoro del Veneto, che è anche la prima del genere su scala nazionale, parametrata sui primi tre mesi dall’entrata in vigore della riforma voluta dall’ex governo Monti.
Nata dalla sinergia tra l’università Ca’ Foscari di Venezia e la sede Inps della Regione Veneto, l’indagine dimostra che l’impatto della riforma è tutt’altro che positivo.
Per ora si tratta di un andamento, piuttosto che di un risultato omogeneo – ha tenuto a precisare il direttore dell’Inps Veneto, Antonio Pone – soprattutto visto il breve tempo su cui lo studio è parametrato. Un tempo di prova, certo, ma sufficiente per dire che “il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato , su cui puntava la riforma Fornero“, spiega Adalberto Perulli, docente ordinario di Diritto del lavoro di Ca’ Foscari, “è in netta diminuzione e non presenta segnali di ripresa”.
I risultati prodotti dal neonato “laboratorio di sperimnetazione contrattuale” sono stati calibrati sul lavoro autonomo (collaborazioni a progetto e partite Iva), sul lavoro accesorio, gli ammortizzatori sociali e l’indennità di disoccupazione (Aspi).
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