MILANO (WSI) – Gli italiani non sognano più il posto fisso? Sembra proprio così. A rivelarlo una ricerca Adecco commissionata a Community Media Researchs su un campione rappresentativo della popolazione italiana, dal titolo “Gli italiani e il lavoro a tempo indeterminato, tra miti e desideri”. La fotografia che emerge è quella di una popolazione sempre più attenta alla carriera e sempre meno interessata alle sicurezze che può offrire un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Più della metà degli intervistati (il 57,6%) ritiene infatti che “chi si mette in proprio ha maggiori possibilità di valorizzare le proprie capacità” e che nella scelta di un lavoro più che il tempo indeterminato, ciò che conta sono le prospettive di crescita professionale (56,9%). Cosa spinge questo cambio che potremo definire epocale? Secondo la ricerca, tali risultati possono essere causati anche da cambiamenti nelle condizioni di lavoro percepite dagli italiani.
“Per il 39% del campione la situazione di stress mentale e psicologico nell’ambiente di lavoro è peggiorata negli ultimi anni così come il 33,6% degli intervistati percepisce un carico di lavoro in termini di ritmi e fatica in aumento. Non solo negatività. Il rapporto con i colleghi è migliorato per il 28% degli intervistati così come le possibilità di crescita professionale e realizzazione sul lavoro sono in aumento rispettivamente per il 23,3% e il 26,2%”.
Ma il contratto a tempo indeterminato rimane l’ancora di salvezza per oltre il 75% degli intervistati secondo cui è l’unico strumento che “consente di fare progetti e guardare con maggiore serenità al futuro”. Senza dubbio il contratto a tempo indeterminato non è più una garanzia come anni fa – lo pensa il 56,8% – o rimane comunque una sicurezza illusoria perché oggi è possibile licenziare più facilmente (53,1%).
A cosa aspirano professionalmente i lavoratori italiani? La maggior parte, circa il 60%, non più sull’aumento di stipendio e una situazione economica più solida, ma sulla possibilità di avere più tempo libero e bilanciare in modo più equilibrato la propria vita lavorativa e quella personale. Da qui lo smartworking, lo strumento per conciliare i due mondi il lavoro con le esigenze del menage familiare, interesserebbe solo al 20% dei lavoratori italiani, mentre solo una piccola parte utilizzerebbe il maggior tempo a propria disposizione per seguire passioni personali.
“Il mito del posto fisso sta pian piano tramontando” – dice Andrea Malacrida, amministratore delegato del Gruppo Adecco:
“Lascia spazio ad un cambiamento culturale che privilegia il merito, la crescita delle competenze, la varietà di esperienze rispetto alla staticità del lavoro a tempo indeterminato tradizionale. C’è voglia di essere più pronti, più preparati a competere sul mercato globale del lavoro per avere maggiore occupabilità, e in questo senso, l’acquisizione di skill sia soft che hard diventa prioritaria rispetto al mantenere un livello di sicurezza di impiego, sempre meno tutelato nell’oggi e nel domani, a causa delle riforme del lavoro e delle pensioni”.