Più di otto aziende su 10 intervistate in Gran Bretagna hanno dichiarato che è probabile che automatizzeranno il lavoro nei prossimi cinque anni, ma un recente studio del World Economic Forum ha smantellato la convinzione che i robot ci ruberanno il lavoro anzi potrebbero creare il doppio dei posti di lavoro di quanti ne distruggono.
In particolare secondo lo studio le macchine e gli algoritmi potrebbero contribuire a creare 133 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo nel prossimo decennio in quanto spostano 75 milioni di posizioni umane. Come per l’introduzione dell’energia a vapore e poi dell’elettricità, il rapporto suggerisce che le nuove tecnologie creeranno nuove opportunità.
I risultati dello studio del WEF andranno in qualche modo ad attenuare i timori che l’ascesa dell’economia robotica potrebbe costare milioni di lavoratori, con diffuse ramificazioni in termini di retribuzione, standard di vita e disuguaglianze tra i paesi sviluppati. Tuttavia, si avverte dell’urgente necessità di riqualificare i lavoratori a rischio.
Klaus Schwab, presidente del WEF, ha dichiarato che i guadagni occupazionali derivanti dalla tecnologia non sono una “conclusione scontata” e richiederanno maggiori investimenti nella formazione e nell’istruzione per aiutare i lavoratori ad adattarsi. Il rapporto ha rilevato che ci sono sfide urgenti per la riqualificazione dei lavoratori e che sono necessarie reti di sicurezza per proteggere i lavoratori a rischio.
“E’ necessario che le aziende abbiano un ruolo attivo nel supportare la riqualificazione e la professionalizzazione della propria attuale forza lavoro, che gli individui abbiano un approccio propositivo alla propria formazione e che i governi si impegnino a creare delle condizioni lavorative favorevoli alle trasformazioni”.