ROMA (WSI) – All’Europa che chiede una nuova correzione del deficit, l’Italia replica che le regole di bilancio siano applicate con maggiore flessibilità e tengano conto degli sforzi compiuti sul fronte delle riforme strutturali.
Ieri la Camera ha approvato in via definitiva la legge di Stabilità, che riduce di oltre 14 miliardi le tasse pagate da famiglie e imprese, tra le proteste dell’opposizione e del Movimento 5 stelle in particolare.
Il taglio del cuneo fiscale rientra in quello che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha definito “uno sforzo di riforma senza precedenti” nella lettera alla Commissione europea del 21 novembre 2014.
Le riforme, sostiene il Tesoro, faranno crescere la stagnante economia italiana di 0,1-0,2 punti percentuali di Pil all’anno tra il 2015 e il 2018.
LE RIFORME APPROVATE
GIUSTIZIA CIVILE: la filosofia della legge è di evitare il più possibile il ricorso al giudice. Si prevede l’arbitrato fuori dal tribunale per risolvere diversi tipi di contenzioso; viene semplificato il procedimento di separazione e divorzio con la possibilità per i coniugi di concludere un accordo davanti al sindaco; si riduce il periodo di sospensione feriale dei termini processuali e delle ferie dei magistrati.
ACCESSO AI MERCATI FINANZIARI: il governo Renzi, analogamente a quanto hanno fatto i precedenti esecutivi, ha adottato un pacchetto di misure per rendere le imprese, soprattutto se di piccole e medie dimensioni, meno dipendenti dal credito bancario, ancora in contrazione.
Ne sono un esempio gli incentivi alla quotazione in Borsa tramite aumento di capitale e la possibilità, per compagnie di assicurazione e società di cartolarizzazione, di concedere credito diretto.
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TASSE: la manovra rende permanente il bonus di 80 euro per i redditi medi e bassi (9,5 mld), taglia l’Irap (2,7 mld) e prevede la decontribuzione per 36 mesi dei nuovi assunti a tempo indeterminato (1,9 mld).
RIFORME IN CORSO
MERCATO DEL LAVORO: Il Jobs Act del governo si compone di due parti: un decreto, che consente di rinnovare fino a 36 mesi i contratti a tempo determinato senza causalità e un disegno di legge delega, approvato i primi di dicembre, che punta a ridurre le forme contrattuali introducendo come tipologia prevalente il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. La delega punta poi ad estendere gli ammortizzatori sociali a un ulteriore milione di lavoratori che oggi non ne hanno accesso ma, come contropartita, mette in soffitta l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che garantiva ai dipendenti delle aziende private con più di 15 dipendenti il reintegro in caso di licenziamenti senza giusta causa. Dal gennaio 2015 invece, in caso di licenziamenti ingiusti, si avrà il diritto al reintegro solo per discriminazione, ma mai per licenziamenti economici. Se la motivazione è disciplinare, invece, si potrà essere reintegrati solo qualora la fattispecie materiale per la quale si è stati licenziati si riveli insussistente in sede di giudizio.
Domani, 24 dicembre, il governo varerà il primo decreto di attuazione della riforma dettagliando l’ammontare degli indennizzi.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: la riforma amplia la facoltà da parte della Pa di risolvere il contratto in via unilaterale a patto che il dipendente abbia compiuto 62 anni di età. La soglia sale a 65 per magistrati e dirigenti medici; prevede la mobilità obbligatoria per i dipendenti a una distanza massima di 50 km dalla sede di appartenenza; riduce del 50% dei permessi sindacali.
RIFORMA ELETTORALE: la Camera dei deputati viene eletta con un sistema proporzionale in un turno ed eventualmente con ballottaggio. Esiste una soglie di sbarramento per i piccoli partiti e un premio di maggioranza per chi vince.
RIFORMA DELLA COSTITUZIONE: riduce i poteri del Senato i cui membri (ridotti a 100 da 315) non saranno più eletti dai cittadini, ma scelti tra consiglieri regionali e sindaci. Il Senato non voterà più la fiducia al governo.
RIFORME ANNUNCIATE
SCUOLA: la legge di Stabilità stanzia 1 miliardo nel 2015 e 3 miliardi dal 2016 per finanziare la riforma del sistema scolastico. Con l’obiettivo di coinvolgere le famiglie nel progetto, Renzi ha indetto una “consultazione pubblica” che si è conclusa il 15 novembre. Da allora il governo non ha chiarito i suoi progetti.
(Reuters)