Tra le priorità del governo gialloverde ci sono la difesa e la tutela del Made in Italy.
Ecco allora che, dopo le parole pronunciate a novembre (dopo il caso Pernigotti) dal vicepremier Luigi Di Maio che annunciavano una legge in tal senso “entro la fine dell’anno”, arriva la proposta di legge da parte della Lega.
Il disegno di legge, depositato a Montecitorio il 26 febbraio e con primo firmatario il capogruppo leghista Riccardo Molinari, è volto a tutelare e difendere in ogni sua forma il Made in Italy.
Da troppo tempo bistrattato da parte dell’Ue, il Made in Italy è uno dei capisaldi del programma gialloverde. La volontà, espressa appunto nel disegno di legge, è quella di creare un albo ad hoc per i marchi storici italiani per evitare le delocalizzazioni di massa e l’utilizzo del marchio nel caso di produzione estera.
Albo ad hoc per i marchi del Made in Italy
Precisamente, le parole del vicepremier Salvini sono state le seguenti:
“Vogliamo difendere con le unghie e con i denti e con leggi di buon senso le aziende italiane ed i marchi storici.”
Da qui, il leader leghista prosegue esemplificando:
“Vuoi fare il cioccolato in Turchia? Allora metti “Made in Turchia” sui tuoi prodotti. Idem al contrario: vuoi aprire, con il nome della Pernigotti o della Borsalino, aziende in Russia o in Cina? Devi mantenere la produzione in Italia per conservare il marchio storico”.
I tempi saranno maturi dopo il 26 maggio; intanto, da Matera, il leader pentastellato sposa la proposta di legge e la battaglia:
“l’unica colonizzazione a cui dobbiamo ambire è quella del Made in Italy nel mondo, che deve colonizzare con la sua bellezza e la sua capacità”.
Il disegno di legge è costituito da sei articoli, al cui primo punto c’è l’obiettivo di definire i marchi storici italiani, ovvero quelli di “un’impresa italiana di eccellenza storicamente collegata ad uno specifico luogo di produzione, registrato da più di 50 anni”.
Non sarà inoltre possibile l’utilizzo dei marchi da parte di chi rilevi un’azienda e sposti l’attività nello stabilimento principale.
Salvini chiude poi così:
“La proposta di legge non è contro il libero mercato. Semplicemente se uno vuole investire in Italia è il benvenuto; ma se vuole usare quel marchio, allora deve produrre in Italia”.
La palla passa infine a Di Maio, in quanto sarà il suo ministero a tenere l’elenco dei marchi.