Giorno dopo giorno il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta snocciolando tutte le novità relative alla Legge di Bilancio 2023. A far discutere è il nuovo limite sotto il quale i commercianti sono esentati dall’obbligo di accettare i pagamenti con bancomat e carte di credito: passa da 30 a 60 euro. Alcune novità riguarderanno direttamente l’ambiente e ci sarà un nuovo finanziamento delle opere infrastrutturali del terzo lotto della Tav, ossia l’alta velocità Torino-Lione.
La Legge di bilancio 2023 cresce giorno dopo giorno e adesso conta qualcosa come 155 articoli. Tra le varie misure, che sono previste, trova spazio anche l’esenzione Imu per i proprietari di immobili occupati, che devono aver presentato una regolare denuncia. Le bozze della Legge di Bilancio, tra l’altro, prevedono anche un mese in più di congedo per le mamme, il rafforzamento dell’assegno unico. Per il momento, Opzione Donna risulta essere solo e soltanto un’ipotesi, la quale prevede che le lavoratrici possano uscire dal mondo del lavoro e andare in pensione ad una determinata età, se hanno un certo numero di figli.
Legge di bilancio 2023: arriva la stretta sulle vendite online
Con la Legge di bilancio 2023 ci sarà anche una vera e propria stretta sulle vendite online. A partire dal 1° luglio 2023 scatterà l’obbligo di fattura per i soggetti passivi, che facilitano le vendite nei confronti di un cessionario che non è obbligato a trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai fornitori ed alle operazioni effettuate.
Nel caso in cui la trasmissione non sia effettuata, il soggetto passivo è considerato responsabile in solido per l’assorbimento dell’Iva. Servizi e beni, che rientrano in questa misura, verranno individuati attraverso un apposito decreto del Mef. Sono esentati da queste nuove regole i fornitori che hanno requisiti di affidabilità o che abbiano provveduto a prestare una garanzia idonea: regole ed istruzioni per individuare questi soggetti, verranno predisposte direttamente dall’Agenzia delle Entrate attraverso un decreto, da emanare entro tre mesi. Le vendite per corrispondenza vengono eliminate dall’elenco di quelle per le quali l’emissione della fattura non è obbligatoria, se non è richiesta dal cliente.
Partita Iva: contro l’apri e chiudi ci sarà la fideiussione
Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate abbia chiuso una partita Iva è necessaria una fideiussione di 50 mila euro per poterla riaprire. Questa misura, sostanzialmente, è stata battezzata anti ditte apri e chiudi. Un articolo prevede che, nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse valutare la presenza di eventuali illeciti, può effettuare specifiche analisi del rischio connesso al rilascio di nuove partite Iva: terminate le opportune verifiche, il contribuente potrà essere invitato a presentarsi in ufficio per esibire la documentazione necessaria per dimostrare l’assenza dei profili di rischio individuati.
Nel caso in cui il contribuente non dovesse presentarsi in ufficio o in caso di esito negativo dei riscontri operati sui documenti presentati, l’Agenzia delle Entrate può emanare il provvedimento di cessazione della partita Iva. Questa
“può essere successivamente richiesta dal medesimo soggetto, come imprenditore individuale, lavoratore autonomo o rappresentante legale di società, associazione od ente, con o senza personalità giuridica, costituite successivamente al provvedimento di cessazione della partita Iva, solo previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50 mila euro. In caso di eventuali violazioni fiscali commesse antecedentemente all’emanazione del provvedimento di chiusura, l’importo della fideiussione deve essere pari alle somme, se superiori a 50 mila euro, dovute a seguito di dette violazioni fiscali, sempreché non sia intervenuto il versamento delle stesse”.